Data l’attualità e l’importanza del problema dell’antibiotico-resistenza abbiamo chiesto un contributo tecnico-scientifico al prof. Giovanni Re, ordinario in Farmacologia e Tossicologia Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino.

Professor Re, quali sono gli attuali impatti della Antimicrobico resistenza a livello della salute mondiale?

«Pesantissimi. Purtroppo i report delle organizzazioni mondiali ed europee che si occupano di salute e di farmaco indicano in decine di migliaia l’entità dei decessi dei pazienti colpiti da infezioni sostenute da germi multiresistenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che la resistenza agli antibiotici sia una delle maggiori minacce per la salute globale. In Europa si calcola che, che ogni anno, la resistenza agli antibiotici provochi 33 mila decessi e una spesa sanitaria di 1,5 miliardi. La situazione attuale è destinata a peggiorare, sia perché l’industria farmaceutica non è in grado di giungere in tempi brevi alla sintesi di nuove classi di antimicrobici che sarebbero salvavita per l’uomo, sia perché l’uso scorretto e irrazionale di antimicrobici nell’uomo e negli animali fa sì che i batteri molto rapidamente vengano selezionati per le loro capacità di resistere alla presenza del farmaco. Impatto considerevole si ha e si avrà sull’ambiente a causa dello eliminazione nell’ambiente (acque, terreni) di antimicrobici e di loro metaboliti attivi a seguito della somministrazione ai pazienti. Molto importante in questo caso è il ruolo del medico veterinario. Un uso razionale come previsto dalle linee guida negli allevamenti intensivi e negli animali da compagnia può contribuire a limitare gli effetti su animali, uomo e ambiente».

In riferimento alle recenti linee guida per il contrasto alla Antimicrobico resistenza approvate a livello europeo, quali sono a suo parere le attività concrete che un allevamento zootecnico ed i relativi organi di controllo dovrebbero impostare per ottemperare correttamente alle linee guida?

«L’allevamento zootecnico, comprendendo l’operato del medico veterinario, dell’allevatore e del personale addetto, può e deve cambiare rotta virando verso una gestione più oculata. L’implementazione delle misure di prevenzione, profilassi, pulizia e biosicurezza sono la strada giusta per arrivare ad una riduzione dell’uso degli antibiotici in zootecnia. Gli antibiotici dovrebbero essere utilizzati solo se necessario ed in seguito a prescrizioni specifiche e a protocolli stilati dal medico veterinario sulla base di diagnosi cliniche utilizzando farmaci a spettro d’azione ristretto e mirato oppure partendo da antibiotici di prima scelta e passando a farmaci di seconda e terza scelta solo a seguito di motivate necessità confortate da test diagnostici. L’utilizzo di antibiotici a scopo profilattico dovrebbe essere abolito o riservato a casi strettamente necessari ed individuali laddove il medico veterinario, sotto la sua responsabilità individui la necessità di trattamenti limitati e possibilmente individuali utilizzando farmaci di prima scelta. L’uso a scopo metafilattico, cioè per la protezione tramite antibiotici di animali sani quando è presente una malattia infettiva in alcuni soggetti dello stesso gruppo, andrebbe limitato a casi selezionati dal veterinario sotto la sua responsabilità utilizzando antibiotici solo dopo avere eseguito test diagnostici mirati. Gli organi di controllo dispongono ora di banche dati fornite dalla digitalizzazione della prescrizione medico veterinaria e dall’implementazione di sistemi di monitoraggio quali ad esempio “Classyfarm” che fornirà dati relativi all’utilizzo nelle singole realtà. Anche la sensibilità del consumatore si sta progressivamente evolvendo in questo senso, ed è possibile che queste informazioni diventino sempre più fruibili da tutti. Proprio per questo, per evitare che si creino allarmi ingiustificati o campagne di demonizzazione come in passato accaduto per altre problematiche sanitarie in altri settori, in cui ci sono state pesantissime ripercussioni economiche per i settori interessati, è importante che come operatori del settore alimentare e garanti della salute pubblica ci si sia già attivati per arrivare agli obiettivi prefissati dal Piano Nazionale di contrasto alla Antimicrobico resistenza. Un ruolo importantissimo sarà svolto dal veterinario aziendale di concerto ai veterinari operanti nel Servizio Sanitario Nazionale».

Il regolamento europeo che entrerà in vigore il 28 gennaio 2022 come modificherà concretamente le modalità di utilizzo di sostanze ad azione antibiotica negli allevamenti zootecnici?

Come si collega al Piano nazionale di contrasto alla Antimicrobico resistenza da lei citato? Le modifiche sono sostanziali perché vi sarà una restrizione all’uso degli antibiotici in generale, ma in particolare di quelli classificati come CIA (Antimicrobici di Importanza Critica) e nello specifico di quelli appartenenti alle famiglie considerate ad elevata priorità, come cefalosporine di 3ª e 4ª generazione, fluorochinoloni, macrolidi, glicopeptidi e polimixine. Il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antibiotico Resistenza, messo in atto dal Ministero della Salute, prevede del resto un decremento in tre anni dell’utilizzo degli antibiotici pari al 30%, analogo decremento dell’uso degli antibiotici per via orale, un decremento del 10% dei CIA ed un decremento importante dell’uso della colistina, divenuto farmaco salvavita nelle affezioni dell’uomo sostenute da Klebsiella pnuemoniae. Inoltre, bisogna considerare il divieto alla registrazione di nuove molecole in campo veterinario per il quale l’uso sarà ristretto alle molecole esistenti e regolato da criteri di scelta sulla base della efficacia clinica e delle indicazioni diagnostiche di laboratorio. Questo scenario dovrebbe essere uno stimolo importante per le aziende zootecniche, i veterinari aziendali, gli operatori del settore alimentare, i veterinari pubblici e gliIstituti zooprofilattici affinchè, da subito, si lavori per rendere il ricorso all’antibiotico sempre più mirato e solo se necessario, in quanto dovrà essere preservata l’efficacia degli antibiotici che saranno ancora utilizzabili in zootecnia.

Professor re, quali consigli si sentirebbe di dare ai nostri lettori che si occupano di allevamenti animali in funzione di queste nuove sfide?

È sempre molto difficile dare consigli, certamente attenersi scrupolosamente alle indicazioni presenti nelle linee guida, seguire prescrizioni e protocolli forniti dal medico veterinario, mettere in atto tutte le misure preventive e profilattiche, a partire dal semplice rispetto delle più basilari norme di igiene, nonché di attuare i più rigidi protocolli vaccinali e non nascondere eventuali “buchi” nella corretta gestione e nell’applicazione dei presidi di biosicurezza con l’uso degli antibiotici. Usare sempre i farmaci di prima scelta e ricorrere agli antibiotici più preziosi per la salute umana ed animale solo se necessario e sotto stretta indicazione del medico veterinario. La salute del consumatore è prioritaria e benché l’Autorità competente a livello europeo abbia effettuato un’analisi del rischio con l’introduzione del concetto di MRL (limiti massimi residuali consentiti nelle derrate di origine animale) che garantisce l’assenza di effetti collaterali di qualunque tipo anche se assunti per tutta la vita, bisogna considerare che la presenza di concentrazioni anche minime di antibiotico, ancorché non pericolose dal punto di vista farmaco-tossicologico per l’uomo, potrebbero avere impatto sulla popolazione microbica presente nell’apparato digerente, nelle produzioni e nell’ambiente.L’uso scorretto di antibiotici da parte degli uomini crea in primo luogo un danno alla persona che ne fa un abuso, per il rischio che possa crearsi una antimicrobico resistenza; l’uso improprio e non razionale di antibiotici da parte degli allevatori, crea un danno a tutti i consumatori, adulti e bambini, che neanche lontanamente si immaginano di ingerire antibiotici mentre mangiano latte,formaggi e carne, nonché all’ambiente, che è uno dei punti di maggior impatto dell’Antimicrobico resistenza. Infine una considerazione, non credo si debbano demonizzare gli antibiotici e chi li utilizza, questi farmaci si devono solo usare quando strettamente necessario e secondo regole razionali tracciate dalle linee guida e dalla responsabilità e dalla scienza del medico curante.

Giovanni Re, prof. ordinario in Farmacologia e tossicologia Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino