Quali relazioni ci possono essere tra l’epidemia Covid-19 in corso e l’abuso di antibiotici?
È una domanda che si è posta la virologa italiana Ilaria Capua, capo- dipartimento presso l’Emerging Pathogens Institute dell’Università della Florida, che sul suo blog ripreso dalla rivista “Il Salvagente”, dove qualche settimana fa era stato pubblicato un’interessante reportage sulla presenza di antibiotici in vari tipi di latte in commercio, si poneva più di un interrogativo su quanto potessero in realtà essere causa o concausa di fenomeni di antibioticoresistenza.
«In Italia – scrive la virologa – c’è un altro problema che continua a non avere l’attenzione che merita e di cui nessuno, a maggior ragione, ha parlato in questi giorni: l’Italia è in Europa, insieme a Cipro, il Paese che ha più ceppi batterici antibiotico resistenti». Continua, poi, approfondendo concetti non nuovi, spiegando che cos’è l’antibiotico- resistenza e cercando di delineare i motivi per cui si sviluppa la resistenza agli antibiotici.
Nell’articolo si ricorda come dei 33.000 decessi in Europa ogni anno per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, oltre 10.000 avvengono in Italia. I motivi della resistenza ad alcuni ceppi di antibiotici sono diversi. Innanzitutto ne usiamo troppi per curare patologie dove il loro uso non è necessario. E ne usano troppi anche gli allevatori.
10 mila decessi in Italia per infezioni da resistenza antibiotica
Proseguendo nel suo Articolo, la giornalista de “Il Salvagente” conferma che “nonostante un recente trend di riduzione, le vendite di antibiotici destinati agli allevamenti restano estremamente alte in Italia secondo i dati riportati dall’ultimo report dell’EMA (Agenzia Europea del Farmaco), il nostro paese è infatti secondo solo a Cipro. Anche se l’uso sta diminuendo, rimane comunque 2,5 volte più alto della media europea e fra 20 e 50 volte più alto di paesi come la Svezia e l’Islanda. In Italia, ricorda in una nota l’associazione animalista Ciwf, oltre il 90% degli antibiotici destinati agli allevamenti sono usati per l’uso di massa nei mangimi o nell’acqua, mentre in Svezia e in Islanda più del 90% è usato per trattamenti individuali. Questo mostra che nel nostro paese è ancora scarso lo sforzo per limitare l’uso di questi farmaci fondamentali negli allevamenti. In Italia, scrive ancora il Ciwf, quasi il 70% degli antibiotici venduti sono destinati agli animali negli allevamenti.”
Come evidenzia bene Valentina Corvino, la giornalista che si è occupata dell’argomento, anche se le analisi hanno dimostrato che nella maggior parte di latte fresco e a lunga conservazione ci sono tracce di antibiotici al di sotto dei limiti, è anche vero che “tutti gli esperti sono concordi nel sostenere che non ci sono evidenze per escludere che l’esposizione a queste piccole dosi in maniera continuativa possa contribuire all’antibiotico-resistenza”.