Antibiotici, salute e rischi

Obbligatorio interrogarsi sulle ripercussioni del loro utilizzo

1076

Continuano gli approfondimenti sul tema dell’antibiotico-resistenza con un prezioso contributo del dottor Alfonso Zecconi, professore s del Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche (Sezione One Health) dell’Università di Milano.

Il problema dell’antibiotico resistenza è stato messo momentaneamente in secondo piano dall’emergenza Coronavirus, ma non per questo ne è diminuita l’importanza e la gravità. Anzi, proprio nelle infezioni respiratorie di origine virale vi possono essere delle complicazioni dovute a infezioni batteriche e la presenza di una multiresistenza può mettere in grave pericolo la sopravvivenza della persona colpita.

Per questo motivo è necessario che i comportamenti delle persone tengano conto di questi problemi ed evitino di indurre lo sviluppo di resistenze. Ad esempio, un trattamento antibiotico fatto di propria iniziativa a scopo “preventivo” o “di copertura” senza un’indicazione medica è inutile, pericoloso sia per sé sia per le altre persone e va evitato.

Perché gli antibiotici non funzionano più?

Gli antibiotici sono stati scoperti nel 1928, ma hanno trovato un impiego in medicina solo nel 1940; sono stati quindi applicati in modo estensivo sia in medicina umana sia in medicina veterinaria nel dopoguerra.

Già negli Anni ’50 è risultato chiaro che al crescere dell’uso aumentava anche la frequenza della comparsa di forme di resistenza. Il problema è stato inizialmente arginato dalla continua introduzione di nuove molecole. Tuttavia, questo processo non poteva durare all’infinito e dal 2000 l’introduzione di nuove molecole è notevolmente rallentata per gli ingenti costi di sviluppo delle stesse.

Quindi, mancando nuovi antibiotici, è complessivamente aumentata la frequenza di batteri multiresistenti e, purtroppo, anche della mortalità a loro collegata con livelli paragonabili a quella dell’attuale pandemia da Coronavirus.

Perché compare l’antibioticoresistenza?

L’antibioticoresistenza è la capacità dei microrganismi di resistere agli effetti dell’antibiotico, cosi che il patogeno non muore e non smette di moltiplicarsi.

Il suo sviluppo è inevitabile perché il trattamento antibiotico seleziona quei ceppi che hanno l’intrinseca capacità di resistere o la sviluppano attraverso meccanismi genetici.

In sostanza l’antibioticoresistenza rientra nei meccanismi evolutivi dei microrganismi che permettono loro di sopravvivere. L’antibioticoresistenza può essere classificata come naturale ed acquisita. La resistenza naturale è una caratteristica non modificabile e viene facilmente superata utilizzando solo antibiotici che siano in grado di agire sulle strutture costitutive del patogeno considerato, cosa che è tuttora possibile fare. La forma di resistenza acquisita è dovuta invece alla comparsa di mutazioni spontanee che modificano la sensibilità del microrganismo. Gli antibiotici esercitano un ruolo fondamentale nella comparsa della resistenza acquisita. Infatti, poiché selezionano le popolazioni batteriche uccidendo o limitando le specie sensibili, aumentano la proporzione di specie resistenti e, soprattutto, la comparsa di multiresistenze.

Un microrganismo divenuto resistente, indipendentemente che sia di origine umana o animale, può diffondersi attraverso diverse vie nell’ambiente e da questo tornare a colpire sia l’uomo sia gli animali mantenendo il ciclo infettivo.

Qual è il ruolo degli allevamenti nella diffusione dell’antibiotico resistenza?

Spesso viene riportato a livello di media che gli allevamenti intensivi sono una delle principali vie per lo sviluppo di patogeni antibiotico-resistenti pericolosi per l’uomo.

Questa affermazione è la base per l’adozione di misure volte a minimizzare l’uso di antibiotici negli animali a salvaguardia della salute umana. Ad esempio, le dimostrazioni scientifiche che l’uso degli antibiotici per favorire la crescita degli animali fosse collegato alla comparsa di resistenze in patogeni umani hanno portato al divieto del loro utilizzo in Europa come promotori della crescita già dal 2006.

Va inoltre detto che la via alimentare, molto spesso indicata come la via principale di trasmissione di tali batteri all’uomo è oggi quella meno probabile. Infatti, ci si dimentica che i prodotti alimentari di origine animale subiscono numerosi e rigidi controlli da parte dei Veterinari ufficiali e da parte delle aziende trasformatrici, riducendo in modo significativo i rischi sia per la presenza di batteri multiresistenti sia per la presenza di antibiotici oltre i limiti di legge.

Va detto che, purtroppo, anche in questo caso a livello di media la disinformazione prevale sull’informazione causando allarmismi inutili e andando a condizionare negativamente sane abitudini alimentari, con invitabili conseguenze negative sulla salute dell’uomo. Fortunatamente, i nuovi problemi legati alla salute dell’uomo sono sempre più spesso affrontati con l’approccio “One Health” (Una Sola Salute).

Cos’è l’approccio “One Health”?

L’approccio One Health (Una sola salute) è oggi indispensabile perché i problemi di natura sanitaria hanno conseguenze che vanno oltre i confini geografici, di specie e di ambito (umano, veterinario, ambientale) e uno squilibrio in uno solo degli ambiti si ripercuote inevitabilmente sugli altri.

L’approccio One Health è sempre più applicato e ha il preciso obiettivo di promuovere e sviluppare una visione della salute che riguardi l’uomo, l’animale e l’ambiente nel loro insieme, tenendo conto delle loro interazioni ed è indispensabile nella lotta e nella prevenzione delle malattie compresa l’antibioticoresistenza. In questo ambito, la lotta all’antibioticoresistenza non deve essere effettuata cercando presunti colpevoli, magari in ambiti diversi da quello in cui si opera, ma andando, al contrario, ad affrontarli in modo globale e multidisciplinare, individuando le strategie più efficaci per la sua riduzione.

Alfonso Zecconi, Università di Milano