Se l’Italia vuole raggiungere gli obiettivi che l’Europa ha fissato dovrà aumentare in modo significativo la produzione di energia rinnovabile: entro il 2030, il nostro Paese – in accordo con le direttive Ue – dovrà ridurre del 40% le emissioni di gas serra rispetto al 1990, con più della metà dei consumi elettrici da fonti rinnovabili.
Adesso, in campo agricolo sono installati quasi 30 mila impianti, con una potenza di poco più di 2.500 MW, che – secondo le indicazioni del Ministero dell’Agricoltura – dovrebbe essere come minimo raddoppiato. E qui, s’inserisce il dibattito sul fotovoltaico a terra che, come ricorda Confagricoltura, rappresentano circa il 40% di quelli installati nelle aziende agricole. Tutti d’accordo nel collocare i pannelli sui tetti delle stalle, delle cooperative, sulle cascine, ma se il progetto prevede di consumare suolo agricolo e fertile per produrre energia rinnovabile s’inseriscono questioni etiche che devono tener conto del bilancio ambientale complessivo. Secondo la Cia, bisogna puntare sull’installazione degli impianti sui tetti delle aziende agricole e consentire quella a terra solo in «zone abbandonate, dichiarate non idonee alla coltivazione perché inquinate, come per esempio i terreni attorno all’Ilva di Taranto».