Per il Consiglio di Stato francese la decisione di indicare l’origine del latte e delle carni utilizzate come ingrediente nei prodotti alimentari preconfezionati è illegale poiché non esiste la prova di un legame tra la sua origine e le sue proprietà. Una sentenza che accoglie il ricorso presentato da Lactalis che chiedeva l’annullamento dell’obbligo.
In sostanza, la Francia si è collegata alla decisione del Consiglio dell’Unione europea che ha stabilito che gli stati membri possono imporre l’etichettatura in nome della protezione dei consumatori soltanto a due condizioni, entrambe da soddisfare: che la maggior parte di loro attribuisca un’importanza a queste informazioni e che esista un legame provato tra alcune proprietà di un alimento e la sua origine.
Nella legge non vi sarebbe la dimostrazione di un legame tra origine geografica e proprietà del latte. Una sentenza che non riguarda soltanto la Francia, ma che potrebbe avere risvolti anche in Italia: le leggi che introducono l’obbligo di indicazione d’origine in etichetta nel nostro paese, per il latte e i suoi derivati, per il grano duro, il riso e il pomodoro per salse e sughi, sono state scritte ed emanate seguendo quelle francesi.
Per quanto riguarda il latte, inoltre, il decreto italiano era la traduzione del provvedimento emanato dai cugini francesi.
Per cui la domanda da porsi è: se le decisioni del Consiglio di Stato francese derivano dalla sentenza della Corte Ue, valida anche per il nostro Paese, che fine faranno i decreti sull’origine?