C’è sempre più richiesta di mangimi per animali da allevamento. Lo confermano i dati dell’Unione Europea, che assestano a 161 milioni di tonnellate il volume degli alimenti per allevamenti zootecnici prodotti nel vecchio continente. Lo scorso anno, complici le temperature particolarmente elevate e l’impossibilità di pascolare a lungo (oltre a limitare la produzione di foraggio), la domanda di mangimi per bovini è cresciuta del 2,5% rispetto al 2017.
In aumento anche la produzione di mangimi per l’avicoltura (polli e tacchini), soprattutto per il boom del settore in Polonia, che per il quarto anno di seguito ha fatto registrare un più 5%, e per la ripresa del mercato in Francia. La progressiva riduzione delle importazioni dal Brasile ha fatto crescere la produzione di mangimi per questo particolare segmento, che resta il principale e il più importante (in termini di volume) dell’Ue. In controtendenza il settore suinicolo: la battuta d’arresto nella produzione di mangimi registrata nel 2016 e 2017 è stata confermata anche lo scorso anno (-1%).
Complessivamente, la Polonia è stato il paese con le migliori prestazioni, con una crescita annuale della produzione totale di mangimi del 5,5%. Tra i maggiori paesi produttori di mangimi, Francia e Italia hanno mantenuto una produzione costante, mentre Spagna, Paesi Bassi e Germania hanno registrato un calo
Secondo gli esperti del Fefac (European Feed Manufacturers’ Federation), nell’anno in corso si potrebbe però verificare una contrazione del mercato dei mangimi. Infatti, se la domanda per il settore bovino è stata piuttosto elevata negli ultimi 3 anni (sostenuta dal ritiro delle quote latte che hanno innescato una richiesta di mangimi efficienti), la situazione dovrebbe tornare alla normalità con una diminuzione di circa il 2%.