ALBA – Capitale storica ed economica delle Langhe, protagonista in uno scenario naturale unico al mondo, Alba trabocca di cultura, tradizione, arte, ma anche di prodotti tipici. Ci basti citare sua maestà il Tartufo e il Barolo, conosciuti in tutto il mondo. Con la passione che chi vive e lavora in un territorio come questo non può non avere, il sindaco, imprenditore, Carlo Bo ci porta in un mondo fatto di tradizioni e sapori.
Dopo il riconoscimento sui paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, dal 2017 Alba è anche Città Creativa Unesco per la Gastronomia, che cosa hanno significato questi traguardi?
«Tantissimo. Dal 2014 è cominciata una svolta che prosegue tuttora e ha fatto sì che il turismo nazionale e internazionale potesse essere annuale, con il picco di presenze in concomitanza con gli eventi più importanti, primo fra tutti la Fiera del Tartufo. I turisti arrivano dall’Europa, dagli Stati Uniti, dal Giappone. Molto è stato fatto: siamo passati dalla Malora Fenogliana alla candidatura come capitale della Cultura d’impresa, e io credo che si debba continuare a puntare sempre più in alto».
Ma c’è anche il distretto nazionale gastronomico con Parma e Bergamo…
«Sì, un’importante alleanza di valorizzazione e promozione dei prodotti dei territori coinvolti, che cercheremo di allargare al centro e sud Italia, per rappresentare al meglio le eccellenze nazionali».
Gli obiettivi raggiunti sono notevoli e la conoscenza della città è oltre i confini. Manca qualcosa?
«Intanto la spinta a migliorare deve continuare, sempre. Secondo me sarebbe necessario un hotel 5 stelle, dovremo lavorare per questo e continuare a crescere, soprattutto sulla qualità. Poi è necessaria una visione di insieme sulle infrastrutture, poiché è impensabile che un flusso di 130 mila veicoli giornalieri continui a gravare sulla città.
Sono molto soddisfatto di aver portato a casa alcuni progetti, che magari non sarò io a inaugurare, ma che nei prossimi dieci anni rivoluzioneranno la viabilità, dando respiro in questo senso al centro cittadino. Anche sul fronte sanitario stiamo cercando di raggiungere obiettivi importanti: il Corso di laurea in Infermieristica tornerà in città a partire già da quest’anno accademico, mentre la Casa della Salute sarà realizzata al posto dell’ex ospedale, consentendo di mantenere un fondamentale presidio di medicina territoriale».
La valorizzazione del territorio ha radici lontane e ci porta a un personaggio che ha segnato la storia di questi luoghi, Giacomo Morra. Fu lui a pensare alla prima Fiera del Tartufo di Alba?
«Fu proprio lui, un visionario partito appena ventenne da La Morra con grandi progetti che hanno portato a far conoscere il tartufo in tutto il mondo. Qui c’era ancora povertà ma ebbe il coraggio di investire molto denaro per ristrutturare l’hotel Savona con servizi per i tempi inimmaginabili, come l’acqua e il telefono in tutte le camere. Personaggi di cui è importante avere memoria, specie come esempio per i giovani».
E riguardo Michele Ferrero? Che cosa ha rappresentato in passato, e rappresenta tuttora, un’azienda come la Ferrero per la città?
«Alba, e non solo, gli deve tantissimo. Inoltre il legame inscindibile che si è creato con la famiglia Ferrero è qualcosa di unico che non verrà mai meno, basti pensare che ancora oggi in quasi tutti i negozi albesi è esposta una fotografia di Michele Ferrero. Fu anche lui un precursore.
Negli anni in cui con l’industrializzazione si abbandonavano le campagne per popolare le città, ebbe la lungimiranza di organizzare dei pullman per andare a prendere i suoi dipendenti sulle colline, evitando in tal modo che si spopolassero. Incarnò l’albesità, privilegiando l’etica del fare rispetto all’apparire e fece da volano per tutto il territorio. A fine settembre vedrà la luce il restyling della piazza a lui intitolata poco dopo la sua morte: un’importante opera di riqualificazione e al tempo stesso un simbolo per la città che sono sicuro sarà di attrazione turistica».
Come ha vissuto Alba il periodo della pandemia?
«Abbiamo sempre cercato di non fermarci. Già nel 2020, ad esempio, nonostante le limitazioni dovute al Covid, ho voluto riproporre la Fiera in un format nuovo che si è adattato molto bene alle regole anti contagio e il risultato è stato buono, garantendo sicurezza ai cittadini e ai turisti, senza dover rinunciare all’importante volano economico che la Fiera del Tartufo è per il nostro territorio.
Credo che, osservando le normative e mettendo la sicurezza delle persone al primo posto, si debbano a volte prendere decisioni coraggiose e questo forse fa parte del mio modo di lavorare, dal momento che provengo dal mondo dell’imprenditoria.
In ogni caso, secondo me, il nostro è un tessuto economico che non chiede quasi mai alla politica e quando è possibile dobbiamo dargli il giusto supporto. Lo abbiamo fatto non rinunciando agli eventi nonostante le difficoltà e anche con le nuove infrastrutture che agevoleranno l’economia. Ma non solo, l’attenzione al verde e il rifacimento della pavimentazione cittadina sono altri investimenti che non possono mancare in un territorio in crescita».
Prossimo impegno?
«Ho da poco partecipato a un incontro a Courmayeur con cui spero di riuscire a chiudere un gemellaggio a tre con Portofino. I turisti che vanno a Courmayeur possono andare a Portofino e io voglio farli fermare anche ad Alba. Sarà un modo per fare conoscere ancora di più la città».