L’allarme dei medici sulla carne fake

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C’è anche il sostegno della Federazione Italiana Medici Pediatri, che riunisce 5.000 professionisti i quali seguono circa 4,5 milioni di bambini, alla petizione di Coldiretti e Filiera Italia contro la diffusione dei cibi sintetici prodotti in laboratorio.

Sostegno che si concretizza con la raccolta firme negli ambulatori e il coinvolgimento delle famiglie, che saranno informate dei rischi che si corrono nell’assumere un cibo sintetico i cui effetti sul medio e lungo termine sono assolutamente ignoti.

«Le multinazionali del cibo in provetta approfittano della crisi – evidenzia Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo – per imporre sui mercati ‘cibi Frankenstein’ come la carne prodotta in laboratorio, che potrebbero presto inondare il mercato europeo e non solo.

Purtroppo, la verità che non viene pubblicizzata è che questa non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato».

366 milioni

I DOLLARI INVESTITI NELLA RICERCA LEGATA ALLA CARNE SINTETICA

Secondo le stime dell’associazione agricola, solo nel 2020 sono stati investiti nel settore della carne sintetica 366 milioni di dollari, con una crescita del 6000% in cinque anni.

Gli investimenti nel campo del cibo sintetico sono sostenuti da diversi protagonisti del settore hi-tech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape).

«Le bugie sul cibo in provetta – rimarca il direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu – confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione. Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare».