Quella al cambiamento climatico è una delle sfide più importanti da affrontare ed è risaputo. Ogni nazione, almeno in Europa, si è dotata di strumenti normativi per ridurre al minimo i risichi derivanti dalla crisi climatica, migliorando la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici. In Italia, è in fase di approvazione in nuovo piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici proposto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica: uno strumento di programmazione strategica per tutelare il territorio, anche alla luce delle recenti tragedie come quelle dell’alluvione nelle Marche o a Ischia.
Il documento, ora in fase di valutazione da parte dei tecnici, analizza diversi settori tra cui quello delle produzioni alimentari.
Forte di recenti evidenze scientifiche, che hanno messo in luce come l’aumento di temperatura abbia modificato il ciclo biologico delle coltivazioni, il piano mette in allerta circa la riduzione del ciclo di crescita (con conseguente riduzione delle resa) di alcune produzioni agricole primaverili-estive, tra cui il mais, il girasole e la soia; se per vite e ulivi la variazione delle precipitazioni determinerà uno spostamento dell’areale verso regioni più settentrionali, coltivazioni come il frumento, il riso e l’orzo (classificate come C3) potranno compensare in parte gli impatti negativi delle mutate condizioni climatiche perché capaci di rispondere più efficacemente agli effetti diretti dell’aumento di anidride carbonica in atmosfera rispetto ad altre specie (mais, sorgo, miglio).
Il cambiamento climatico è un fattore di rischio anche per il bestiame: le temperature elevate, che già hanno caratterizzato le estati italiane, hanno un impatto negativo diretto sui processi fisiologici e comportamentali dell’animale, come la termoregolazione, l’ingestione degli alimenti e la risposta immunitaria.
In generale, conclude il documento, a causa della crisi climatica il settore agricolo e quello agro-alimentare saranno soggetti a un generale calo delle capacità produttive, accompagnato da una probabile diminuzione delle caratteristiche dei prodotti. Per questo è fondamentale – come sottolinea il ministro Gilberto Picchetto – applicare adeguate azioni di adattamento, che prevedono la realizzazione di interventi strutturali, l’implementazione di adeguate tecniche di gestione colturale e aziendale, la selezione genetica. I piani di sviluppo rurale, sia nazionali che regionali, hanno proprio questi obiettivi: le azioni da portare avanti sono quelle che parlano di mitigazione, del tentativo di coniugare la sostenibilità delle produzioni adattandole al cambiamento climatico ma garantendo livelli di reddito dignitosi.