Frabosa, terra di natura e Raschera

Il sindaco Bertolino spiega come si stia cercando di promuovere il turismo estivo

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Adriano Bertolino

Carabiniere in servizio a Fossano, ma prossimo alla pensione, Adriano Bertolino, sindaco di Frabosa Sottana e presidente dell’Unione Mondolè (che riunisce i cinque Comuni di Frabosa Sottana e Soprana, Pianfei, Roccaforte Mondovì e Villanova), ha una grande passione per il territorio che segue da anni.
Ormai da dieci come primo cittadino e già prima nelle vesti di vice. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la montagna e come si reinventa nel periodo estivo.

Il meraviglioso complesso sciistico del Mondolè Ski


Sindaco, veniamo da un periodo difficile, profondamente segnato dal Covid, che ha pesato molto su realtà come la sua fortemente improntata al turismo. C’è stata una ripartenza?


«Assolutamente sì. Sono stati anni complicati che hanno richiesto una gestione attenta soprattutto per aiutare le realtà che hanno sofferto di più e mi riferisco a chi si è trovato improvvisamente senza lavoro.
Credo che la pandemia abbia creato una linea di demarcazione, con un pre e un post Covid, andando a cambiare le nostre vite.
Ora le attività sono ripartite, pur con tutta la fatica ben nota, e stiamo tornando ai numeri di prima, la gente ha voglia di riappropriarsi delle abitudini che aveva».


Di Frabosa e Prato nevoso conosciamo in particolare le proposte per la stagione invernale, con le rinomate stazioni sciistiche del Mondolè Ski.


«Mondolè Ski è un bacino sciistico su tre impianti, ovvero Prato Nevoso (frazione di Frabosa ma praticamente una città inglobata all’interno di un piccolo Comune montano), Artesina e Frabosa Soprana. Sono 120 chilometri di pista sviluppatisi notevolmente negli ultimi anni, con numeri da record in quanto a passaggi e incassi. Qui si viene ovviamente a sciare, ma non solo. Penso alle ciaspolate, alle camminate, allo sci alpinismo. La “conca” accontenta tutti, bambini e adulti, chi vuole fare sport e chi semplicemente respirare aria buona».


Questa grande affluenza turistica è certamente una manna dal cielo ma comporta anche la gestione di grandi presenze nei periodi di picchi turistici. Come riuscite a gestirli?


«È complicato. Passiamo da 1700 residenti a 35/40 mila arrivi e questo vuol dire grande organizzazione e la capacità di fornire
servizi adeguati. L’edilizia va avanti alla grande, basti pensare che a Prato Nevoso si vende sulla carta ciò che verrà costruito tra due anni e attualmente sono 8500 le seconde case. Ma la modalità di incasso dell’Imu ci penalizza poiché il calcolo è ovviamente basato sulla popolazione residente. Abbiamo qualcosa come 400 mila euro vincolati che non si possono usare e farebbero assolutamente comodo se li potessimo ridistribuire sul territorio. Attrarre persone non è sufficiente, occorre dare ad esempio
strade adeguate, punti medici, parcheggi, accoglienza a trecentosessanta gradi».


Chi è il turista di Mondolè?


«Se prima avevamo un bacino importante nella Liguria, ora vediamo che Torino si sta avvicinando e anche molti dalla provincia di Cuneo si stanno riversando da noi. Poi arrivano dalla Lombardia, dall’Emilia, dalla Toscana. Ci sono anche tanti francesi e inglesi, tra febbraio e marzo non sapevamo più dove sistemarli e abbiamo impegnato alberghi a Cuneo e Mondovì».


E d’estate?


«Stiamo imparando a prendere esempio da realtà come la Francia e l’Austria per seguire filoni che attraggono, come le biciclette elettriche. Sempre più persone scelgono anche questo tipo di esperienza. Sull’invernale abbiamo raggiunto gli obiettivi che volevamo e ora investiamo anche su questo fronte per fare conoscere le opportunità che ci sono».


Quali sono le difficoltà maggiori della montagna? Si assiste a uno spopolamento?


«Lo spopolamento c’è soprattutto nelle aree attorno al Comune, meno servite per ovvi motivi. Penso ad esempio ai trasporti che non sempre sono agevoli e risultano anche costosi. Quello che manca credo siano i contributi mirati. A volte arrivano degli aiuti che
per un determinato luogo non sono quello che serve, occorre conoscere molto bene il territorio per fare gli investimenti giusti.
Vedo comunque anche tanta volontà specie in aziende giovani, di ragazzi anche under 30, che si dedicano all’allevamento o alla
produzione dei formaggi con molta passione e determinazione e portano a casa ottimi risultati».


Quali sono i prodotti tipici?


«Sicuramente siamo terra di Raschera. E poi le castagne, piccoli frutti, allevamenti da carne e da latte, produttori di formaggio bovino, ovino e caprino a conduzione familiare. Celebriamo ad aprile la festa di San Giorgio dove esponiamo 180 capi di bestiame, una bella rassegna che rinnova la tradizione. Abbiamo tre DeCo, i ravioli fatti con la farina di castagne, il formaggio Mascun a base di latte ovino caprino e la torta di ramasin. E poi naturalmente non mancano i funghi».


Il volontariato è una risorsa anche per voi nell’organizzazione degli eventi?


«I volontari sono fondamentali, con le associazioni, la Protezione Civile e la Pro loco, anche se i nostri numeri sono forse tendenzialmente più bassi rispetto ad altri paesi. C’è una bella collaborazione all’interno dell’Unione Mondolè, facciamo in modo di
non accavallare le iniziative e di tenere unito il territorio».