La spesa per alimenti e bevande è costata agli italiani quasi due miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno, a fronte anche di una riduzione delle quantità acquistate.
È quanto emerge in sintesi dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio ISMEA sugli acquisti alimentari domestici relativa al primo trimestre di quest’anno. L’inflazione, seppur in rallentamento su base annua, continua a rimanere su valori particolarmente sostenuti soprattutto nel settore alimentare. In questo contesto l’incremento medio dello scontrino dell’8,6% indicato da ISMEA riflette una contrazione delle quantità acquistate e l’adozione di strategie volte al risparmio, soprattutto da parte dei nuclei a basso reddito, senza particolari differenze tra Nord, Centro e Sud della Penisola.
Secondo l’analisi, tra le diverse tipologie di famiglie acquirenti sono quelle con figli adolescenti (le cosiddette maturing families) a fare i maggiori sacrifici. Per loro l’aumento dello scontrino rimane sotto al 2% ma il carrello si svuota di quasi il 13% delle quantità. Di contro i nuclei familiari molto giovani (pre-family) e gli anziani senza figli a carico riducono solo di pochissimo i volumi acquistati, con esborsi maggiori rispettivamente del 7% e dell’11%.