Continuano gli approfondimenti sul tema dell’antibiotico-resistenza con un prezioso contributo della dottoressa Sara Panseri, del Dipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare dell’Università di Milano.
Dal 18 al 24 Novembre 2019 si è svolta la Settimana mondiale per l’uso consapevole degli antibiotici’ dove è emerso dal quadro aggiornato fornito dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) come pur in presenza di un “trend in leggero calo, i valori relativi al consumo di sostanze antimicrobiche restano al di sopra della media europea”
Da analisi di contesto, L’Italia registra il primato di un terzo del totale delle morti che avvengono nell’Unione europea a causa di malattie che non riescono ad essere più adeguatamente curate per l’instaurarsi di resistenza all’azione degli antibiotici da parte di batteri che ne sono la causa. Dei 33mila decessi che avvengono nei Paesi Ue ogni anno per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, oltre 10mila si registrano infatti nel nostro Paese. Nel Bel Paese è l’Italia centrale l’area con maggiore incidenza di casi segnalati ed è l’unica ad aver mostrato una crescita rispetto al 2017: 4,4 casi su 100 mila residenti (nel 2017 erano 3,8 su 100.000), seguita dal Sud e dalle Isole (3,1 sullo stesso numero di residenti) e dal Nord (2,8).
Per quanto riguarda le regioni il primato spetta alla Puglia con 6 casi su 100 mila, seguita dal Lazio (5,9 su 100 mila). Per quanto riguarda il Nord è l’Emilia-Romagna con 5,2 casi su 100.000 residenti a pagare il tasso più alto.
Primati positivi al Molise, Basilicata e Valle d’Aosta che sia nel 2017 che nel 2018 non hanno registrato casi.
I soggetti maggiormente coinvolti sono maschi (65,2%), tra 60 e 79 anni (48,5%), ospedalizzati (86,1%) specialmente nei reparti di terapia intensiva (38,3%).
Infine, il microrganismo patogeno più diffuso è Klebsiella pneumoniae (97,7%), ma dalla fine del 2018 si osserva un aumento di altri enzimi, in particolare il batterio New Delhi. Sempre nel 2018 sono state inviate segnalazioni di antibiotico-resistenza da 19 Regioni, ma non hanno segnalato casi il Molise e la Basilicata che, insieme alla Valle d’Aosta, non avevano segnalato casi neanche nel 2017.
I dati forniti da ISS sono l’evoluzione di quanto già segnalato nel maggio del 2019 da un rapporto dell’ONU, secondo cui, entro il 2050, le malattie resistenti ai farmaci potrebbero causare dieci milioni di morti all’anno, mettendo l’Europa, il Nord America e l’Australia di fronte ad una “crisi globale” senza precedenti.
Secondo il rapporto ONU, infatti, le malattie resistenti ai farmaci potrebbero arrivare a causare entro il 2050 dieci milioni di morti all’anno: siamo quindi di fronte ad una “crisi globale” sia sanitaria che economica per il “livello allarmante” di resistenza di molti virus ai medicinali di uso comune che finora li avevano debellati.
Molte procedure mediche, patologie comuni e operazioni chirurgiche sono diventate a rischio a causa della resistenza agli antibiotici, ma anche a fungicidi, antivirali, antiparassitari e antimicrobici. Salvo drastiche azioni di contrasto al fenomeno, si rischiano danni all’economia paragonabili a quelli della crisi finanziaria globale del 2008 del 2009 ed entro il 2030 almeno 24 milioni di persone potrebbero finire in condizioni di povertà estrema.
Infine, il rapporto delle Organizzazioni Unite insiste sulla necessità di interventi a livello globale che riguardino la salute umana, ma anche quella animale e ambiente.
In particolare occorrono piani nazionali con risorse adeguate, normative rigide e campagne informative per limitare l’uso degli antibiotici negli uomini, negli animali e nelle piante.
Sara Panseri, Dipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, la Produzione Animale e la Sicurezza Alimentare