La storia della famiglia Busso, da mezzadri a imprenditori
CAVALLERMAGGIORE
È il cavaliere che ha sconfitto il drago, il santo patrono del paese dove affondando le radici di famiglia. Una presenza ricorrente, discreta e silenziosa. San Giorgio, cui è stata dedicata la cascina costruita mattone dopo mattone dopo anni di sacrifici, ha certamente guardato con benevolenza l’avventura della famiglia Busso, dove il capostipite (classe 1888) ha portato con orgoglio il nome del protettore di terreni e villaggi.
LE ORIGINI
È la fine dell’Ottocento e in un piccolo casolare in frazione Bandito (Bra), Giorgio vive assieme alla compagna Beatrice Milanesio (1894), ai suoi fratelli e sorelle. Una famiglia numerosa, semplice, che gestisce a mezzadria terreni e proprietà dei conti Reviglio, nobili cui resteranno legati per buona parte della loro vita. Sono anni di duro lavoro, tanto sudore e fatica. Qualche animale nella stalla, poche vacche e un cavallo, campi da zappare e coltivare. Il lavoro non manca, ma per soddisfare le esigenze di tutti serve più spazio. Così si presenta l’occasione di traslocare di qualche chilometro, a Cavallermaggiore (in regione Foresto), a cascina Donalisi. Assieme a Giorgio si spostano anche i fratelli, che però dopo qualche tempo trovano altre occasioni in paesi poco distanti. È proprio qui che cresce la seconda generazione: dopo la nascita di Maria, Caterina, Antonia e Celestina, arriva Domenico (1927), cui seguirà poi la piccola Agnese. È sulle spalle dell’unico maschio della famiglia che si riversano le aspettative di Giorgio, sempre impegnato nell’azienda, dividendosi tra la mungitura delle vacche e la cura dei campi.
LA SECONDA GENERAZIONE
Domenico diventa ragazzo e poi uomo, incontra Maria Donalisio (1937), e con lei decide di passare il resto dei suoi giorni. Ma prima deve affrontare la paura della guerra, delle retate fasciste e del cibo razionato. Scampato al conflitto perché troppo giovane, si getta a capofitto nell’attività di famiglia, aiutando il papà e le sorelle nella gestione dell’azienda. Ancora affittuari dei conti Reviglio, traslocano nuovamente di qualche metro. Questa volta la destinazione è Cascina Zoppeni, sempre al Foresto. Qui, lungo le rive dei fossati, crescono le piante di gelso, delle cui foglie si nutrono i bachi da seta. Così, accanto alla tradizionale stalla, si affianca l’allevamento di questi preziosi animali, che producono quei fili che diventeranno poi preziosi tessuti. Tutta la famiglia è impiegata in quest’attività: i piccoli bachi vanno tenuti al caldo e, così, non è raro che le sorelle di Domenico cerchino di proteggere questi animali dal freddo tenendoli sotto il maglioncino, nelle pieghe dei vestiti. Sarà proprio quest’attività “secondaria” che consentirà di mettere da parte qualche risparmio, con cui Domenico inizia ad acquistare alcune giornate di terreno nelle vicinanze. Intanto in cascina (in realtà nelle cascine perché si tratta di due fabbricati vicini), la stalla si riempie sempre più, fino ad arrivare a una quarantina di capi. Vacche munte a mano, il cui latte si trasforma in formaggio Biraghi. Da sempre, la storia della famiglia Busso è legata a quella del caseificio di Cavallermaggiore: da quando venivano lasciati pochi bidoni lungo la strada in attesa che passasse il carrettino a raccoglierli, ad oggi che l’autocisterna recupera in cascina quasi 40 quintali di latte al giorno.
LA NUOVA CASCINA
In località Benasso, in quei terreni acquistati con fatica, viene costruita la nuova Cascina San Giorgio. È il 1963, quando Domenico si trasferisce con i due figli piccoli (Giorgio, classe 1959; Beatrice, 1961) nella nuova azienda agricola, finalmente di proprietà. E anche se ha soltanto quattro anni, il primogenito aiuta il papà nella “transumanza” delle vacche da una stalla all’altra: sono quaranta piemontesi, che continuano a essere munte alla vecchia maniera. Mentre l’impresa cresce, nasce l’ultimo Busso della terza generazione: Giovanni (1967).
- 1894 Nasce Giorgio, capostipite della famiglia, che con la moglie Beatrice vive in un piccolo casolare in frazione Bandito di Bra
- 1927 Trasferito in Cascina Donalisi (Foresto), Giorgio diventa papà di Domenico, unico maschio di cinque figli
- 1940 Altro trasloco: la destinazione è Cascina Zoppeni, sempre di proprietà dei conti Reviglio
- 1963 Grazie al ricavato delle vendita dei bachi da seta, la famiglia compra alcuni terreni in località Benasso dove sarà costruita la nuova cascina
- 1967 Nasce Giovanni, secondogenito di Domenico, già papà di Giorgio (1959): sono loro la terza generazione Busso
- 1976 Si costruisce la nuova stalla e avviene la conversione all’allevamento da latte
- 1996 Ammodernamento della stalla, con la realizzazione della sala mungitura
VERSO IL FUTURO
Complice la necessità di risanare l’allevamento, alla fine degli anni Settanta arriva la decisione di convertirsi completamente alle vacche da latte, con l’acquisto di una ventina di frisone, che in poco tempo diventano sessanta. Con i ragazzi che entrano sempre più dentro alla gestione aziendale, nel ’76 si costruisce la nuova stalla, che dopo poco tempo viene dotata del trasporto latte e di una cella frigorifera (1983). La rivoluzione si fa sentire: poco abituati ad avere a che fare con le frisone, serve tempo ai due fratelli e a papà Domenico per adattarsi alle nuove esigenze delle bestie, per imparare i trucchi del mestiere e gestire al meglio la transazione. Prima di fare un altro passo in avanti in cascina, i due fratelli si sposano: nel 1985, Giorgio si unisce a Marina Abrate, da cui avrà due figli (Enrico, 1988; Paolo, 1992), mentre nel 1993 Giovanni convola a nozze con Laura Biolatto, che lo renderà papà di due bambine (Chiara, 1994; Silvia, 1998). Mancano pochi anni al Duemila quando l’azienda si trasforma nuovamente: la stalla viene ampliata, ma soprattutto si passa alla stabulazione libera degli animali, che consente una gestione più efficiente della mandria. Contemporaneamente (è il 1996) si costruisce la sala mungitura (7+7), e si allarga il portico esterno. Una crescita continua, che arriva fino ai giorni nostri, dove in azienda si contano circa 220 animali (135 in mungitura), una produzione giornaliera che sfiora i 40 quintali e la necessità di farsi aiutare da un dipendente per la mungitura. Con la protezione di San Giorgio che mai ha fatto mancare il suo sguardo protettore.