Rapporti tesi con gli Usa

Il virus rallenta gli accordi con la Cina

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«Il coronavirus potrebbe ritardare l’applicazione del nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina». A lanciare l’allarme è Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, che precisa come non sia in discussione l’entrata in vigore dell’intesa, ma che per effetto della revisione al ribasso delle stime sull’andamento dell’economia da Pechino stiano valutando se chiedere un margine di flessibilità nel rispetto degli impegni sottoscritti, con particolare riferimento all’aumento delle importazioni dagli Stati Uniti.

La Cina si è presa l’impegno di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti fino a 80 miliardi di dollari entro il 2021. Tre anni fa, nel 2017, prima dell’avvio delle trattative, l’import cinese si attestava a 24 miliardi di dollari.

«Alla luce di queste cifre è evidente che la flessibilità avrebbe un impatto sulle prospettive degli scambi commerciali su scala mondiale: gli Stati Uniti dovrebbero continuare a guardare verso altri mercati di sbocco, tra cui quello europeo, in attesa del rilancio degli acquisti cinesi», aggiunge Giansanti. Nel frattempo, nonostante non ci siano nessi dichiarati con l’epidemia, la Cina ha diminuito i dazi di molti prodotti importati dagli Usa in una forbice che oscilla dal 5 al 10% per un controvalore di 75 miliardi di dollari. «Questa decisione nasce dalla volontà di promuovere lo sviluppo sano e stabile delle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi», conferma un comunicato del ministero delle Finanze cinesi.