A Chieri arriva San Martino

Il sindaco Sicchiero ricorda la vocazione agricola della città

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Il paesaggio collinare su cui sorge Chieri è senza dubbio la cornice ideale per immergersi nella Fiera di San Martino che con i colori dell’autunno ripropone ogni anno la vetrina dei prodotti tipici locali. L’occasione per conoscere una città che, accanto alla vocazione agricola, può vantare importanti presenze industriali: dal tessile, d’antica tradizione, al marchio Martini&Rossi dello storico aperitivo italiano. A raccontarcelo è il sindaco Alessandro Sicchiero, libero professionista nel settore informatico, ora sindaco a tempo pieno.

Una suggestiva vista dell’arco monumentale

La Fiera Nazionale di San Martino, giunta alla 45ª edizione, arriva ogni anno come manifestazione legata al territorio per promuovere le eccellenze locali e al tempo stesso attrarre visitatori con iniziative per grandi e piccoli. Quali sono le produzioni protagoniste e come si svolgerà l’evento?

«La manifestazione, che coinvolgerà il centro di Chieri da venerdì 10 a martedì 14 novembre, affonda le sue radici nel tempo e propone diverse iniziative e attività a tema cibo. L’apertura è affidata, per tradizione, a un convegno, già nella giornata del venerdì. In seguito si susseguono show cooking, assaggi, esposizione dei mezzi agricoli e animali, cui si affianca la fattoria didattica per i bambini. Non mancheranno inoltre le bancarelle nel centro storico. I prodotti tipici sono il vino autoctono Freisa, con diversi produttori del Chierese e immancabili degustazioni, e poi naturalmente il Grissino Rubatà. Stiamo lavorando, inoltre, per riproporre, come nella scorsa edizione, la bagna caoda nella tensostruttura in piazza Cavour».

Ci sono iniziative specifiche per promuovere l’agricoltura locale?

«Abbiamo da poco costituito il primo Distretto del Cibo in Piemonte, che raggruppa 26 Comuni del Chierese e del Carmagnolese. Una realtà che parte dalla consapevolezza della qualità e varietà dei nostri prodotti tipici e che punta alla promozione, con un occhio alla sostenibilità. Teniamo presente che dalle nostre terre arriva gran parte dei cibi per la provincia di Torino. Siamo tradizionalmente vocati all’agricoltura e sono importanti le iniziative volte a valorizzarla, facendo anche sistema con i paesi vicini».

Come vede la presenza di giovani nelle aziende agricole? C’è un passaggio generazionale o la fuga alla ricerca di altre professioni?

«Siamo in una fase nella quale assistiamo, fortunatamente, a un passaggio di aziende da padri o anche nonni a figli e nipoti. Un bellissimo segnale che dimostra la voglia di continuare a investire in questo settore, dove i giovani, pur con uno sguardo alla tradizione, portano innovazione, con tecniche e macchinari all’avanguardia e con una sempre più alta attenzione all’ambiente.

A Chieri, su una collinetta, abbiamo anche un esempio di prima vigna urbana che è partita grazie a un giovane agronomo del posto, su iniziativa volontaria. Ci piacerebbe un giorno poter vedere imbottigliare il vino prodotto grazie a questo bell’esempio che unisce il volontariato all’amore per la propria città, il cosiddetto bene comune, cui abbiamo persino dedicato un regolamento che mira proprio a promuovere la cura e l’attenzione verso ciò che è di tutti e in quanto tale non significa che non sia di nessuno ma anzi merita attenzione e riguardo da parte di ogni cittadino».

Dal punto di vista invece industriale Chieri vanta un’importante tradizione tessile che affonda le sue origini addirittura nel Medioevo.

«Sì, fino attorno agli anni Ottanta era l’industria preminente, una linfa vitale che dava lavoro a numerose famiglie del posto. Un’industria storica, basti pensare che proprio a Chieri nacque la prima Università del Fustagno che contribuì a mantenere viva e fiorente l’attività tessile. Negli anni purtroppo abbiamo assistito a un ridimensionamento di questa realtà, con alcune aziende che si sono inevitabilmente scontrate con fenomeni quali la globalizzazione e la delocalizzazione. Quelle che hanno superato il periodo critico hanno sicuramente puntato a un elevato livello di qualità e continuano a essere un vanto per Chieri. Abbiamo anche un Museo del Tessile che conserva, valorizza e promuove il patrimonio materiale e immateriale della cultura del tessile, in particolare le espressioni artistiche e manifatturiere. Inoltre, la Fondazione Chierese per il Tessile conserva, valorizza e promuove la fruizione del patrimonio culturale, che si articola in Archivio Storico, Biblioteca specialistica, Museo del Tessile e Orto Botanico del Tessile®».

Impossibile poi non citare lo stabilimento Martini&Rossi, protagonista dell’aperitivo italiano, che ha sede a Pessione, una frazione di Chieri.

«Anche questa realtà, del Gruppo Bacardi, costituisce un vanto, occupando tante persone e fungendo da attrazione turistica, con le visite a Casa Martini e al Museo Enologico, dove si può percorrere un viaggio alla scoperta del brand storico, con l’opportunità di conoscere la storia dell’azienda e le fasi della produzione, oltre che degustare i migliori prodotti».

C’è un altro tipo di turismo per conoscere più da vicino la figura di San Giovanni Bosco.

«Proprio in questi giorni stiamo promuovendo il Cammino di Don Bosco, che coinvolge i 21 Comuni dell’area collinare torinese, chierese e astigiana riprendendo i percorsi che faceva don Bosco durante i suoi spostamenti. Un itinerario di 160 chilometri che porta alla scoperta di luoghi, bellezze architettoniche e cibo di qualità. Don Bosco rimase a Chieri nei dieci anni della sua formazione giovanile. Abbiamo uno spazio museale a lui dedicato nell’ex seminario di San Filippo, dove visse e studiò e dove oggi è possibile ripercorrere alcuni momenti della sua vita. Ha lasciato un’impronta importante e credo anche uno spirito di comunità e di volontariato».