Dedichiamo quasi 40 minuti al giorno per preparare i pasti, ma ne impieghiamo appena 29 per consumarli. È il tempo, stando all’interessante rapporto sugli stili alimentari presentato dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), l’ingrediente che manca di più sulle tavole degli italiani. Se da un lato si accorcia lo spazio dedicato al mangiare, dall’altro aumenta esponenzialmente la consapevolezza dei consumatori sul legame che intercorre tra cibo e salute.
Il 97% degli italiani sono convinti, a giusto titolo, che salute e benessere dipendano da ciò che si mangia, tanto da aver limitato l’utilizzo del sale nella propria dieta.
«Siamo un Paese dalla grande tradizione culinaria, dove al pasto sono sempre associati i valori di relazione e convivialità, ed è proprio con questo spirito che nel nostro settore ristoratori e baristi si occupano di accogliere i clienti, diventando testimoni, anche all’estero, delle più belle qualità di noi italiani – commenta Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe –. Il cambiamento dei ritmi e degli stili di vita sta modificando sensibilmente le nostre relazioni con il cibo, imponendo alle nostre imprese un supplemento di responsabilità per garantire qualità, sicurezza alimentare e salute. In questo senso i ristoranti sono luoghi fondamentali per promuovere i corretti stili alimentari, per contrastare alcune patologie come obesità e abuso di alcol e per gestire meglio il crescente fenomeno delle allergie e delle intolleranze alimentari».
La cena, a differenza del passato, sta assumendo un ruolo sempre più importante: il 52% degli intervistati ha dichiarato di cucinare la cena, mentre solo il 32% prepara il pranzo ogni giorno. In vent’anni, circa 3,5 milioni di persone ha “smesso” di mangiare pranzo a casa: la percentuale scende dal 78% del 1998 al 72% dello scorso. In media, per la preparazione dei pasti si dedicano 37 minuti al giorno; 29 minuti, invece, sono quelli per il loro consumo. È probabilmente da ricercare in questa scarsità di tempo il buon successo che stanno avendo le cosiddette piattaforme di food delivery, aziende che consegnano il cibo a domicilio: lo scorso anno, il 30,2% degli italiani ha ordinato un pranzo o una cena sul web. In testa i piatti della cucina asiatica, ma sono tante le varianti in questo campo. «L’offerta su queste piattaforme – dicono da Fipe – dimostra che ci sono ampi spazi d’inserimento per la ristorazione italiana e regionale».