Quale ruolo gioca l’agricoltura nella sfida della sostenibilità ambientale?
La questione, quanto mai attuale, è al centro dell’ultimo rapporto elaborato dal Sistema Nazionale a Rete per la Protezione dell’Ambiente, che valuta le tendenze ambientali positive e negative registrate. L’Italia ha fissato obiettivi ambiziosi sul fronte del biologico: in Europa si punta ad arrivare al 25% di terreni biologici entro il 2030, mentre il nostro Paese vuole raggiungere il traguardo tre anni prima (2027), contando su un’ottima base di partenza (attualmente abbiamo il 18,7% di superfici biologiche).
Nel complesso, l’agricoltura biologica italiana si concentra prevalentemente in cinque regioni: Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria ed Emilia-Romagna, che rappresentano il 56% della superficie agricola biologica nazionale e il 54% degli operatori biologici.
Secondo dati recenti, l’Italia ha registrato un aumento del 6% nell’uso di pratiche agricole sostenibili negli ultimi cinque anni, con un totale di 300.000 ettari di terreno dedicati all’agricoltura biologica. Altro aspetto considerato dal report riguarda l’adozione di fonti energetiche rinnovabili all’interno delle aziende agricole: nel 2021 la produzione di energia rinnovabile nel settore agricolo è aumentata del 15% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una quota del 20% del mix energetico complessivo del paese, che hanno portato a una riduzione del 25% delle emissioni di gas serra.
Note dolenti invece per quanto riguarda la biodiversità del suolo: negli ultimi dieci anni, l’Italia ha registrato una perdita del 10% della diversità delle colture principalmente a causa della conversione dei terreni agricoli in aree urbane o industriali. Nel solo 2022, il consumo netto di suolo è stato di circa 7.500 ettari di terreno, causando spesso la perdita irreversibile di aree naturali o semi-naturali.