È un quadro poco confortante che emerge dall’ultimo rapporto Nomisma sullo stato di salute delle aziende alimentari italiane. Secondo le previsioni, il 62% delle imprese chiuderà l’anno con un calo del fatturato rispetto all’anno scorso, mentre il 42% si prepara a contrarre fortemente anche i ricavi frutto delle esportazioni.
Molta della responsabilità di questo calo (nonostante un aumento delle vendite nei supermercati) è dovuta alla chiusura obbligata di bar e ristoranti durante i mesi più difficili della pandemia. Calo di fatturato che mette a rischio anche il futuro: l’82% delle aziende che aveva in programma degli investimenti, soprattutto per mancanza di liquidità, ha deciso di rimodularli o rinviarli del tutto. Soltanto un terzo delle imprese pensa di mantenerli, acquistare nuovi macchinari o tecnologie, oppure sostenere la ricerca e lo sviluppo. «Il made in Italy agroalimentare ha sofferto per la chiusura dei bar e dei ristoranti – ha ricordato la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova – per questo i milioni che il governo ha stanziato per sostenere la ristorazione sono anche un aiuto alla filiera agroalimentare nella sua interezza».