Il declino della biodiversità continua. Non è bastata la Politica agricola comune (PAC) a invertire questa tendenza, che prosegue ormai da decenni. Secondo il rapporto della Corte dei Conti Europea, la Politica Agricola europea ha dimostrato carenze strutturali e il monitoraggio operato dalla Commissione europea sulle spese a favore della biodiversità si è rilevato inaffidabile, obbligando a un ripensamento della strategia.
Dal 1990, le popolazioni di uccelli e di farfalle comuni presenti nei terreni agricoli, indicatori di cambiamento, sono diminuite di oltre il 30%. L’agricoltura intensiva ha ridotto l’abbondanza e la diversità della vegetazione naturale e, di conseguenza, della fauna, restando una delle cause della perdita di biodiversità. Nel 2011, venne per la prima volta approvata una strategia per arrestarne la perdita, impegnando l’Europa ad accrescere il contributo che agricoltura e silvicoltura potevano portare al mantenimento della biodiversità. «L’azione della Pac non è stata finora sufficiente a contrastare il declino della biodiversità, una grave minaccia sia per l’agricoltura che per l’ambiente – ha dichiarato Viorel Ștefan, il Membro della Corte responsabile della relazione -. La proposta per la PAC post-2020 e la strategia sulla biodiversità fino al 2030 mirano a rendere la PAC più reattiva di fronte a sfide quali i cambiamenti climatici o il rinnovo generazionale».