Diminuisce l’offerta e la domanda di carne bovina in Italia, ma nonostante questo quella prodotta all’interno dei soli confini nazionali non è sufficiente a soddisfare la richiesta del mercato.
Negli ultimi cinque anni, il numero di aziende agricole specializzate è sceso di quasi 15 mila unità (oggi sono registrate quasi 85 mila stalle in tutta Italia), mentre il numero di bovini allevati è passato da 2,4 milioni (2019) a 2,3 milioni (2023). Complessivamente sono state prodotte 671 mila tonnellate di carne, con un consumo medio annuo pro capite di 16 kg.
Quello che colpisce, leggendo i dati Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) è il tasso di autoapprovvigionamento: solo il 40,3%, che colloca il settore tra i meno autosufficienti nel mondo agricolo.
Un’importante dipendenza dall’estero che impatta fortemente sui costi di produzione che, in un allevamento a ciclo aperto, sono rappresentati dal ristallo (63%) e dall’alimentazione (23%), variabili per le quali il nostro Paese non è indipendente.
Il Piemonte, con circa il 20% del totale dei capi da carne allevati, si posiziona in testa alla classifica per concentrazione di stalle, seguito da Veneto e Lombardia. La razza Piemontese primeggia (14%), seguita dalla francese Limousine e dalla Charolaise, con grande stacco rispetto a tutte le altre (Sarda, Romagnola e Marchigiana – circa l’1% dei capi; Chianina e Marchigiana, poco sopra il tre per cento).