CAVALLERMAGGIORE – L’indissolubile legame con la terra è già nel nome. In latino, il Caballarium era l’allevamento dei cavalli da tiro, quelli utilizzati per il lavoro nei campi.
E Cavallermaggiore, paese della pianura più fertile della Granda, quella vocazione non l’ha mai abbandonata. L’agricoltura come settore di sviluppo per l’intera comunità, come primo tassello fondamentale per l’economia, che nei decenni ha saputo diversificarsi soprattutto nell’agroalimentare. È qui che nel 1934 Ferruccio Biraghi apre il suo caseificio, che da laboratorio artigianale si trasformerà ben presto in un’azienda moderna dotata di tecnologia avanzata e innovativa.
Ed è sempre qui, a distanza di quasi novant’anni, che si concentra ancora tutta la produzione Biraghi, che da sempre trasforma il latte di queste terre, esclusivamente italiano, in formaggio esportato in tutto il mondo. Come il Gorgonzola Dop, eccellenza indiscussa, che da qualche anno viene anche celebrata con una sagra organizzata proprio dall’Amministrazione cittadina.
Davide Sannazzaro, educatore e riconfermato sindaco per un secondo mandato a ottobre scorso, collaborerà con la Proloco cittadina per la riuscita dell’evento.
Quando è nata l’idea di una sagra dedicata al Gorgonzola? E perché?
«La sagra del Gorgonzola nasce nel 2016 dall’intuizione di Franco Curiotto, allora membro della Pro loco. Da anni come città cercavamo un prodotto che caratterizzasse la nostra fiera di San Giorgio originariamente legata alla pioppella. Il fatto che Biraghi sia il terzo produttore in Italia di gorgonzola DOP ci ha dato lo spunto per la realizzazione di una manifestazione in grande crescita ed apprezzatissima dal territorio».
Dopo due anni di stop, la manifestazione torna in presenza: quali le novità apportate?
«Due anni fa avevamo una Fiera pronta e lanciata. Siamo ripartiti dalle nostre certezze: catering Picchio Rosso, qualità nei prodotti e valorizzazione del territorio con collaborazioni importanti con Carmagnola, Faule, Cervere e il Cnos-Fap di Savigliano. Le novità sono rappresentate dal maggiore spazio dedicato ai partecipanti a pranzi e cene, tre mostre d’arte in città, un importante concerto la domenica sera con la Rino Gaetano Band e due giorni di fiera consecutivi invece che uno solo».
Il Gorgonzola è associato alle aree del nord Piemonte. Sta cambiando la percezione? Si arriverà all’associazione Cavallermaggiore uguale Gorgonzola?
«I grandi produttori di Gorgonzola sono nel nord Piemonte ma l’unica grande sagra collegata a questo prodotto è in Lombardia, proprio a Gorgonzola. Un recente sondaggio ci dice che Cavallermaggiore è soprattutto associata al presepe storico meccanico grazie ad una lunga storia ed ad un’altissima qualità. Il nostro obiettivo, ispirandoci a città vicine, è che questa Sagra riesca ad identificarci in modo che la manifestazione diventi trainante per il territorio».
Per l’organizzazione di questo evento si mobilitano in molti. Da educatore, quale valore dà a questi momenti di socialità?
«Questo evento muove sicuramente buone energie. Coinvolge molti giovani a servire alle cene: donando il piacere e il valore del servizio per la loro città e insegnando che ci sono molte opportunità anche in un piccolo paese. Questi momenti fanno bene alla comunità e ancora di più oggi dopo la pandemia.
Manifestazioni di questo tipo servono a far conoscere la sua città?
«Queste manifestazioni sono un volano incredibile per il territorio. La Sagra ci permette di far conoscere la nostra città, di portare in giro il nome di Cavallermaggiore. Questo avviene anche grazie all’Atl che ha una rete che cresce ogni anno».
Qual è il rapporto di Cavallermaggiore con le sue campagne? Quali iniziative sono state messe in atto (o saranno messe in atto) per sostenere questo comparto?
«Essere sindaco di una città come Cavallermaggiore vuol dire essere a stretto contatto con il mondo dell’agricoltura. Questo vuol dire interessarsi e confrontarsi con i propri cittadini su temi molto diversi, dalla gestione delle bealere ai timori della peste suina, per arrivare a temi di stretta attualità come il costo dei prodotti e delle materie prime. Nel tempo ho costruito un rapporto di fiducia con le associazioni di categoria a cui chiedo consigli e con cui condivido battaglie di sensibilizzazione».
Uno degli strumenti in mano alle Amministrazioni per tutelare l’agricoltura è quello urbanistico.
«Parlare di urbanistica ed agricoltura sembra strano ed invece è un argomento fondamentale perché nella nostra città le aziende che guardano al futuro devono rinnovare le loro stalle e rispondere a richieste nuove, quali il benessere animale e temi ambientali sempre in aggiornamento. Credo di poter dire che in questi anni abbiamo rispettato le regole ascoltando con attenzione i bisogni dei nostri cittadini».
Vede un “ritorno alla terra” dei giovani?
«Sicuramente: vedo giovani che scelgono di rimanere “in cascina” e di investire su un lavoro che è fondamentale per la cura del nostro territorio e per la qualità di quello che mangiamo. Un’azienda agricola che guarda al futuro con i giovani vuol dire investimenti, innovazione e di conseguenza questo porta a guardare al futuro con grande ottimismo».