CUNEO – Per spostarsi da un quartiere all’altro il mezzo più agile è la bicicletta. Si sale in sella, si pedala per qualche chilometro e con poco sforzo ci si ritrova in aperta campagna, tra coltivazioni e stalle. Perché Cuneo, nonostante sia il cuore pulsante delle istituzioni e dei servizi della provincia Granda, resta una città fortemente ancorata alla terra e all’agricoltura.
«Siamo un paese orgogliosamente di montagna, con le vallate da cornice e la pianura ai piedi. Le caratteristiche di questo territorio sono per noi un valore aggiunto, non uno svantaggio competitivo: quali altri capoluoghi di provincia possono vantare una ricchezza naturale come questa?». Così Federico Borgna, sindaco di Cuneo da due mandati, mette subito in chiaro le interconnessioni tra il centro urbano del capoluogo e le sue campagne.
Come convivono l’anima agricola e quella industriale della città?
«Le nostre radici affondano nella terra. L’intero settore agroalimentare, dalla coltivazione dei prodotti fino alla loro trasformazione, è un asset strategico di sviluppo della nostra comunità. Qui a Cuneo c’è la possibilità di chiudere il ciclo, partendo dalla materia prima che può essere poi trasformata, distribuita e valorizzata».
Le fiere, come quella del Marrone (in programma ad ottobre), possono essere uno strumento proprio per valorizzare meglio i prodotti della terra?
«Indubbiamente, soprattutto se riescono a legare il prodotto alla storia di un territorio. Ad esempio, la Fiera del Marrone ha delle radici storiche antiche: San Rocco Castagnaretta, frazione di Cuneo, come dice il nome, era zona tipica di coltivazione di castagne e marroni. Nei secoli, attorno a quel frutto si è creata una filiera complessa che ha sostenuto l’economia del bosco e dei paesi di vallata. Raccontare questo significa dare un valore aggiunto ai nostri prodotti enogastronomici».
È compito delle istituzioni, dunque, sostenere questi progetti di promozione?
«Un’Amministrazione può stare al fianco del settore primario in molti modi. Il primo, è supportare iniziative di valorizzazione dei prodotti agricoli affinché ne benefici tutta la comunità. Il secondo, altrettanto importante, è programmare urbanisticamente lo sviluppo della città: questo significa individuare, tipicamente nei piani regolatori, aree destinate all’agricoltura e alle coltivazioni, preservandole dagli appetiti di cementificazione. Il terzo è essere attori direttamente coinvolti in progetti agricoli».
Può spiegarsi meglio?
«Il Comune di Cuneo è socio di maggioranza del Miac (Mercato Ingrosso Alimentare Cuneo), un polo su cui puntiamo molto e che rappresenta, praticamente, l’unico mercato del bovino in Italia. Un luogo, non solamente fisico, che rappresenta un punto di riferimento per l’intero settore: il fatto, ad esempio, di produrre settimanalmente un borsino settimanale delle merci sottrae i piccoli allevatori dalle pressioni dei grandi acquirenti, cercando di garantire un mercato il più equo possibile».
Secondo lei, il settore agricolo sta attraversando un momento di crisi o di opportunità?
«Siamo alla viglia di una stagione di grandi innovazioni, che si possono tradurre in nuove occasioni e opportunità. Ciclicamente affrontiamo dei momenti di difficoltà (penso alla situazione della Piemontese), ma complessivamente l’agroalimentare ha grandi margini di sviluppo, soprattutto nei suoi rapporti con l’estero, dove i prodotti Made in Italy sono ricercatissimi. Credo che questo settore non abbia ancora sfruttato a pieno le possibilità dell’e-commerce, che offre anche a piccoli e micro produttori la possibilità di ridurre le intermediazioni, con vantaggi per il produttore e il consumatore finale».
Agricoltura e turismo: secondo lei è un binomio possibile?
«Ne sono convinto. Allargando gli orizzonti, estendendo il discorso all’intera provincia, siamo un territorio che non ha nulla da invidiare ad altre zone più blasonate d’Italia. Il paesaggio e l’enogastronomia della Granda possono competere con chiunque. Abbiamo margini di crescita esponenziali, se sappiamo fare sinergie e lavorare di squadra. Oggi il 60% dei turisti gravita attorno ai servizi di montagna, il 40% è attirato dall’offerta di Langhe e Roero: non siamo concorrenti, siamo complementari».