Intolleranza o allergia? Termini ben distinti, ma che spesso vengono utilizzati come sinonimi quando si tratta di parlare di difficoltà nell’assunzione degli alimenti, come ad esempio il latte. Ne ha parlato, durante un corso rivolto a comunicatori e organizzato in collaborazione con Assolatte, il dottor Luca Piretta, docente di Allergie e Intolleranze alimentari dell’Università Campus Biomedico di Roma. Come ha sottolineato il professore, il fenomeno dell’intolleranza ha assunto le dimensioni di una moda piuttosto che un vero disturbo della persona. Nel caso in cui l’intolleranza al lattosio sia stata diagnosticata correttamente – ha evidenziato Piretta – si possono consumare in tutta tranquillità i prodotti naturalmente a minore contenuto di lattosio come yogurt e latti fermentati, e i formaggi a lunga stagionatura o fermentati, che hanno livelli di lattosio prossimi allo zero.
Ci sono poi i prodotti “delattosati”, latte, yogurt, burro e formaggi nutrizionalmente identici, con un’unica eccezione: il lattosio è già stato scisso nei suoi due zuccheri semplici. Uno degli aspetti esaminati dal professore è stato il microbiota. Ovvero l’universo di batteri presenti nell’intestino umano e che viene condizionato pesantemente dalla dieta: basti pensare che schizofrenia, Parkinson, obesità e malattie infiammatorie sono collegate alla sua alterazione. Ne deriva che la tendenza moderna a discriminare gli alimenti non può che peggiorare lo stato di salute, mentre gli effetti protettivi di latte e derivati non possono essere soppiantati dall’uso d’integratori perché l’effetto dei nutrienti del latte sono irripetibili.
Il microbiota
L’intestino non è il solo a lavorare alla digestione: lo aiuta una popolazione di microbi che svolge attività metaboliche e stimola la risposta immunitaria Tutti i microrganismi dell’intestino fanno parte del microbiota .