MARENE
A tavola si sta stretti. Con cinque fratelli maggiori (Carlo, Domenico, Antonio, Cecilia e Caterina), Spirito deve sgomitare per trovare spazio.
Non che a Cascina Piazza, quel grande caseggiato in centro paese, a due passi dal vecchio castello del conte Amedeo Grosso (all’angolo di quella che oggi si chiama via Stefano Gallina), lo spazio manchi: alla fine dell’Ottocento, quando il capostipite della famiglia Bodrito prese in gestione la tenuta, la cascina è considerata una delle più grandi di tutta Marene.
LE RADICI
Con l’importante stalla, il granaio, il fienile e la grande corte, Cascina Piazza era chiamata così proprio per la funzione sociale: ogni domenica, al termine della messa mattutina, tutti i compaesani si ritrovavano nel cortile della cascina per discutere, conversare di affari e trascorrere qualche momento di spensieratezza. Momenti sempre più rari quando sull’Europa incombe la minaccia della Grande Guerra, di cui Spirito – poco più che bambino (era nato nel 1902) – non conserverà che un ricordo, ma che gli strapperà via uno dei fratelli maggiori.
Nonostante le difficoltà, la vita in Cascina Piazza prosegue con tenacia: Spirito e i suoi fratelli accudiscono una trentina di animali, alternandosi tra il lavoro nella stalla e nei campi. Nessuno, eccetto Spirito (ma solamente diversi anni dopo), decide di metter su famiglia, investendo completamente nella gestione dell’azienda agricola.
Azienda che, mentre il fascismo imperversa e la Seconda Guerra Mondiale è pronta a scoppiare, comincia già a sentirsi soffocata dalla città che cresce. Lo spazio è limitato, difficile riuscire a far di più.
Fortunatamente, Spirito esce indenne dalla tragedia del conflitto mondiale (non sarà chiamato a combattere perché troppo avanti con gli anni) e quando il mondo si riscopre libero, lui scopre l’amore. È il 1950 quando convola a nozze con Caterina Chiri (classe 1912), di Ostana, che dopo il matrimonio si trasferisce nella cascina in centro a Marene.
LA FAMIGLIA
Sono gli anni della ricostruzione, della voglia di riscatto di un’Italia piegata dalla guerra: qualcuno abbandona la campagna, richiamato dalle sirene delle grandi città, ma Spirito decide di continuare a investire nella sua terra.
Dopo pochi mesi (1951), la vita della coppia è arricchita dall’arrivo di Domenico e l’anno successivo da quello di Margherita. Nel primogenito, Spirito vede la possibilità di un futuro per l’azienda agricola e Domenico non tradisce le attese.
Non appena la campanella della scuola suona, Domenico inforca la bicicletta e pedala a perdifiato per le strade del paese per raggiungere la cascina: appoggia la bici in un angolo e subito si mette al lavoro, aiutando papà a mungere le vacche e sistemare le balle di paglia sul fienile.
È un’infanzia felice, seppur impegnativa, che trascorre veloce e che fa crescere in Domenico la voglia di continuare la tradizione.
IL NUOVO CICLO
A Revello, in una sala da ballo del paese, conosce quella che diventerà la donna della sua vita: con Lorenzina De Gregorio (classe 1950) si sposerà nel 1972, dando via a una lunga storia d’amore. L’anno successivo arriva la gioia di diventare genitore per la prima volta: nasceranno Cristina e poi Spirito (1974), che porta con orgoglio il nome del nonno.
Intanto, mentre la zootecnia comincia ad automatizzarsi e l’innovazione entra sempre di più all’interno delle stalle, lo spazio a Cascina Piazza è davvero troppo limitato. Gestire un’azienda agricola, in quello che poco per volta è diventato il centro storico del paese, è praticamente impossibile.
IL TERRENO BRANCASO
Così, Domenico viene a sapere della volontà da parte dell’Istituto Missioni Consolata, proprietario di un di terreno appena fuori Marene (in quella che oggi si chiama via Bosco), di vendere qualche giornata, in quel momento gestita da un affittuario.
Nel 1983, pur sapendo di non poterne disporre immediatamente, decide di acquistare il terreno su cui sei anni più tardi costruirà il primo portico per ricoverare gli attrezzi e il fieno. È stata proprio la difficoltà nel gestirlo all’interno del vecchio casolare che ha fatto scattare in Domenico la decisione di guardare altrove: mentre in tutte le aziende agricole facevano la loro comparsa le grandi balle di fieno rotonde, a Cascina Piazza si dovevano ancora utilizzare quelle piccole rettangolari, le uniche che era possibile stipare sotto il vecchio porticato, con quei pilastri così imponenti.
Anno per anno, la proprietà nel terreno Brancaso (questo il nome dell’appezzamento) diventa il fulcro dell’azienda: nel 1991 viene costruita la stalla e l’anno successivo, dopo la vendita della vecchia cascina in centro paese, si realizza anche la casa. Agli inizi degli anni Novanta, Domenico e il figlio Spirito (che poco alla volta sta prendendo in mano le redini dell’attività) scommettono subito sulla stabulazione libera e sulla sala di mungitura, in un momento in cui le aziende agricole stanno convertendosi a questa nuova modalità di allevamento.
Una scommessa che si è rivelata vincente, tant’è che a distanza di oltre trent’anni ancora oggi l’impostazione aziendale (seppur con alcune migliorie e cambiamenti) è rimasta la medesima.
Oltre all’attività agricola, cresce anche la famiglia: nel 2010, Spirito si sposa con Iolanda Ndoca, che gli regalerà la gioia di due gemelli (Sara e Lorenzo, 2014). Sono loro il possibile futuro di quest’azienda, che continua una centenaria tradizione e che, attualmente, conta una settantina di vacche in lattazione.