RITRATTI – La storia dell’azienda agricola della famiglia Trabucco
SCARNAFIGI
Quando il cielo è terso, il Monviso sembra così vicino da poterlo toccare allungando la mano. Frutteti a perdita d’occhio, in una delle aree più vocate della provincia di Cuneo, dove la terra buona regala raccolti generosi. Ma a Cascina Sant’Anna, nell’omonima frazione di Scarnafigi, i tempi della raccolta appartengono a una storia passata, che oggi rivive nei ricordi delle fotografie in bianco e nero di scale appoggiate agli alberi, di cestini strabordanti, di visi stanchi ma felici.
Perché da quando a gestire l’azienda agricola c’è Francesco, penultima generazione della famiglia Trabucco, la stalla ha preso il posto del frutteto. Non che prima nessuno si svegliasse all’alba per mungere, ma la gestione delle vacche era solamente una delle tante attività quotidiane, al pari di accudire le galline che razzolavano nell’aia. Ci sono voluti decenni prima che l’allevamento, e in particolar modo quello di vacche da latte, diventasse il cuore dell’azienda di famiglia che prima di mettere radici a Scarnafigi ha vagabondato per la provincia.
LE RADICI
A scrivere le prime pagine di questa storia è stato Francesco Trabucco. Classe 1892, trascorre la sua infanzia assieme alla famiglia (tre fratelli e due sorelle) in un piccolo casolare in località Santa Scolastica, sulla strada che da Savigliano conduce verso Vottignasco.
Sono anni di fatica e sacrifici per mettere in tavola qualcosa da mangiare. Poco prima dell’arrivo del nuovo secolo, tutta la famiglia si trasferisce in cascina Marianna, a Villanova Solaro: una proprietà che i fratelli riescono ad acquistare e dove lavoreranno tutti assieme. Qualche giornata di terreno coltivata, un paio di animali nella stalla. Nessuno si risparmia sul lavoro, ma le bocche da sfamare crescono e lo spazio inizia a scarseggiare.
“LA BRUSÀ”

Così Francesco trova l’occasione di acquistare un’altra cascina a qualche chilometro di distanza (a Scarnafigi) chiamata San Vittoria, ma da tutti soprannominata La Brusà. Forse perché colpita da un incendio in passato o probabilmente perché circondata da terreni aridi, poco fertili e improduttivi. A Francesco questo non interessa: è qui che con Giovanna Ariaudo (classe 1899) decide di far nascere – dopo il matrimonio nel ‘25 – i suoi figli: Nicola (1926), Agostino (‘27) e Piero (‘30), purtroppo strappato ancora in fasce alla vita. Per qualche anno Francesco ci prova. Ci prova con tutto se stesso a cancellare la nomea di quella cascina “sfortunata”. Ma, dopo alcune stagioni, deve arrendersi alla realtà.
A SCARNAFIGI
Così matura l’idea di traslocare in cascina Sant’Anna, quella che un tempo era la casa natale di Giovanna: qui vive ancora il papà di sua moglie (la mamma era venuta a mancare quando lei era ancora una bambina) e uno zio. Nella stalla c’è una decina di vacche piemontesi, attorno alcune giornate di frutteto.
Nonostante l’approssimarsi di un conflitto mondiale (dove fortunatamente nessun familiare resta coinvolto), la vita in cascina procede: si accudiscono gli animali, si curano le piante di frutta e si mungono le vacche nella stalla. È in quel periodo che la storia della famiglia Trabucco s’incrocia per la prima volta con il caseificio di Cavallermaggiore. Alla ricerca di qualcuno che trasformasse il latte, Francesco stringe un accordo con Ferruccio Biraghi, lombardo trapiantato in Piemonte che giusto qualche anno prima (era il 1934) aveva aperto il suo laboratorio: oltre ad acquistare dal padre il latte munto in cascina, nell’accordo il ragioniere aveva inserito una confezione di burro in regalo ogni settimana per il giovane Agostino, che intanto cresceva e prendeva sempre più confidenza con l’attività. Cresciuto, Agostino si trova a gestire da solo l’azienda (insieme allo zio), mentre il fratello con i genitori tornano a Villanova, in cascina Marianna. Con Francesca Vallauri (classe 1930), Agostino pianifica la sua vita: sposato nel 1958, due anni più tardi diventa per la prima volta papà con la nascita di Francesco (‘60) e poi di Giovanna (’64): l’attività principale resta la frutticoltura, specialmente di mele, che porta avanti assieme al fratello Nicola; un’unica azienda agricola su due sedi: Scarnafigi e Villanova. Nella stalla, una quindicina di vacche meticce, sempre munte a mano.
L’ALLEVAMENTO
È verso la metà degli anni Settanta, quando un giovane Francesco inizia a far capire le sue preferenze, che papà Agostino decide di ampliare la vecchia stalla e di mettersi in proprio, dividendosi formalmente dall’azienda agricola del fratello.
Finiti gli studi, archiviata l’esperienza del servizio militare (un anno in aviazione), Francesco si getta anima e corpo nell’attività di famiglia: amplia ulteriormente la stalla e inizia a orientarsi verso la produzione di latte.
Nel frattempo conosce l’amore: nel 1986 Silvia Diale, di Manta (località Mattona), diventa sua moglie. Da lì a poco nasceranno Michele (1987) e Cristina (1993).
Cresce la famiglia e cresce anche l’attività: con la costruzione di una nuova stalla per le manze, la realizzazione di un paddock e l’installazione del sistema di trasporto latte, Francesco fa un deciso balzo in avanti.
Passo che si perfeziona con l’acquisto delle prime vacche frisone, che poco alla volta hanno completamente sostituito la vecchia mandria.
Forte del coinvolgimento del figlio Michele, nel 2020 Francesco investe nella costruzione di una nuova stalla, con lettiere in pendenza autopulenti su cui le vacche trovano tranquillità su uno strato di paglia sminuzzata; una soluzione innovativa, che guarda al benessere degli animali (che possono muoversi in completa libertà) e che migliora la produttività degli stessi.
Con circa 150 capi in totale (80 in lattazione) e una nuova sala mungitura, Michele è pronto a prendere formalmente le redini dell’azienda, sapendo di poter contare su una tradizione famigliare di generazioni.
A proposito di nuove generazioni, ce n’è una che si è appena affacciata al mondo: è la piccola Sofia, nata a luglio del 2023, primogenita di Cristina e del compagno Fabrizio Ghigo.
Chissà se un domani sarà lei a raccogliere il testimone.