Emergenza idrica, coltivazioni sempre più assetate

Un’estate particolarmente secca ha messo in difficoltà l’agricoltura, meglio in pianura

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Silhouette of a farmer watching the irrigation of a cornfield using the center pivot sprinkler system at sunset. Watering a cornfield. Camera flies around a man in slow motion

Anche in una delle estati più aride degli ultimi anni, con il 40% delle produzioni agricole minacciate dalla siccità (stima Coldiretti) e le portate dei torrenti quasi dimezzate, il saviglianese si conferma l’area più fertile della provincia di Cuneo.

Gli effetti di caldo e carenza d’acqua si sono fatti sentire meno che altrove in pianura, dove comunque le falde si sono abbassate e per gli agricoltori è stato necessario “soccorrere” le coltivazioni con irrigazioni d’emergenza.

«In provincia ci sono zone molto più svantaggiate, basta spostarsi appena di qualche chilometro – spiega Giampiero Sabena, agronomo specializzato nel settore frutticolo –. Le scarse precipitazioni (310 mm da inizio anno, contro i 550 mm di media) hanno reso necessarie irrigazioni suppletive, ma in questi anni si è lavorato molto per implementare sistemi di precisione che consentono di utilizzare meno e al meglio l’acqua a disposizione».

Data l’abbondante presenza d’acqua nel sottosuolo e di numerosi pozzi di captazione, è sempre più raro l’utilizzo agricolo dell’acqua di fiumi e torrenti, che hanno visto portate più che dimezzate. «Qui in pianura, ai pozzi è stato richiesto uno sforzo maggiore che negli anni passati. Sebbene questo si sia tradotto in maggiori costi di gestione dell’appezzamento, non ci sono state ripercussioni e sofferenza sui frutteti e produzioni – continua Sabena –. A ridurre significativamente la resa è stato invece il gelo: le basse temperature di aprile hanno compromesso il raccolto di pesche, mele e pere in buona parte dell’areale». 

Anche le coltivazioni cerealicole hanno avuto bisogno d’irrigazioni suppletive, anche se la resa non è diminuita. «Il saviglianese è un’area dove l’abbondanza d’acqua nel sottosuolo agevola più che altrove le produzioni agricole, in ogni campo – commenta Daniele Caffaro, direttore di zona Coldiretti –. In ogni caso, quest’estate è stata davvero dura. Penso, ad esempio, al mais che è stato irrigato 4/5 volte in più rispetto al consueto. Anzi, alcune aziende agricole hanno deciso anche di anticiparne la trinciatura (una decina di giorni prima rispetto al solito) proprio per evitare un altro passaggio, con evidenti costi aggiuntivi».

Nel settore frutticolo l’irrigazione di precisione (come i sistemi a pioggia) è standard affermato, ma negli ultimi anni questa modalità sta prendendo sempre più piede anche in pieno campo, attraverso l’utilizzo di manichette e tubazioni che trasportano l’acqua là proprio dove serve. «Con queste modalità è possibile risparmiare tempo nell’irrigazione, denaro nel pompaggio e, soprattutto, la risorsa più importante: l’acqua – continua Caffaro –. Anche su questo fronte l’agricoltura ha fatto balzi in avanti straordinari rispetto soltanto a pochi anni fa».

Se frutta e cerali hanno resistito alla carenza d’acqua, altrettanto non si può dire dei terreni coltivati a prato, diffusi soprattutto nella zona del racconigese e caramagnese: nonostante l’irrigazione, l’ondata di caldo ha impedito la crescita dell’erba destinata agli animali, tanto da far crescere notevolmente il prezzo del fieno. «Questo è un problema collaterale che riguarda gli allevatori della nostra zona, legato in ogni caso alle temperature molto alte e alle scarse precipitazioni», conclude il segretario zonale Coldiretti.