La cucina italiana non è solo cibo o un semplice ricettario ma anche un insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che portano a considerare la preparazione e il consumo del pasto come momento di condivisione e incontro. È il rito collettivo di un popolo che concepisce il cibo come elemento culturale identitario. Per questo, i ministri dell’Agricoltura e della Cultura hanno lanciato la candidatura della cucina italiana per essere riconosciuta come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco. «Oggi diamo inizio a una partita che vede scendere in campo 140 milioni di italiani: i 60 milioni che vivono in Italia ma anche gli 80 milioni che stanno all’estero. È una decisione presa per valorizzare un patrimonio che noi consideriamo grande e riguarda non solo gli italiani ma anche tutti gli stranieri che apprezzano la nostra cucina», dicono dal ministero. A promuovere la candidatura “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, supportata dal Comitato scientifico presieduto dal professor Massimo Montanari, sono tre comunità: l’Accademia italiana della Cucina, istituzione culturale della Repubblica fondata nel 1953 da Orio Vergani che vanta oltre 80 sedi all’estero, 220 in Italia e più di 7.500 accademici associati; la Fondazione Casa Artusi, fondata nel 2007 con il fine di promuovere “la cucina di casa italiana” come declinata da Pellegrino Artusi sin dalla seconda metà dell’Ottocento; la Cucina Italiana, la più antica rivista gastronomica al mondo ancora in edicola.