Che l’antibiotico-resistenza sia un problema globale è questione assodata in ambito scientifico, tanto che la Review on Antimicrobial Resistance ha stimato che nel 2050 – se non dovesse essere invertita la rotta – le infezioni batteriche causeranno fino a 10 milioni di morti all’anno in tutto il mondo, superando i decessi causati da tumore, diabete o incidenti stradali.
Nell’ultimo congresso della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive Tropicali) si è tornati a parlare dell’argomento, evidenziando come la pandemia in corso (quella da Covid-19) rischi di aumentare ulteriormente il rischio di vedersi manifestata quest’eventualità.
«Durante la pandemia – ha detto Pierluigi Viale, direttore dell’Unità Operativa IRCCS Policlinico Sant’Orsola di Bologna, nonché presidente del SIMIT – abbiamo notato un aumento di germi multiresistenti soprattutto nei pazienti ricoverati nelle terapie intensive».
E anche se gli scienziati sono sempre al lavoro alla ricerca di nuove molecole per fronteggiare il problema, come ricorda il presidente Viale, «parte della soluzione risiede nelle mani di ogni cittadino, che deve usare gli antibiotici con grande attenzione». Secondo il vertice del SIMIT, serve una forte responsabilizzazione di chi deve prescrivere, cercando anche di disabituare i pazienti a pratiche nocive come l’auto-somministrazione. «Il contrasto all’antibiotico resistenza è dunque una partita di cultura medica, di qualità scientifica ma anche di coscienza civile», ha detto Viale.