«Più del 50 per cento delle malattie croniche (diabete, insufficienza cardiaca, renale, respiratoria) sono evitabili praticando dei corretti stili di vita». Lo dice nel suo ultimo libro Silvio Garattini, docente di fama internazionale e presidente dell’Istituto Mario Negri, che si è occupato di dimostrare con due approfondite ricerche, condotte in collaborazione con il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, gli effetti che la pandemia, al di là della patologia indotta dal Coronavirus, ha avuto sulla vita e sulla salute degli italiani.

Gli studi hanno dimostrato che la dieta mediterranea riduce di un quarto il rischio di mortalità nelle fasce più anziane, in particolare quelle cardiovascolari. Un’altra ricerca, invece, ha messo in luce come quasi il 40% della popolazione abbia modificato e migliorato la propria alimentazione, con un maggiore ricorso a cibi caratteristici della dieta mediterranea e una tendenza a comprare prodotti locali.

Un’altra caratteristica interessante è che le persone che hanno migliorato l’alimentazione hanno anche svolto più attività fisica e hanno perso peso.

E questo nonostante la dieta mediterranea sia notevolmente cambiata nel corso degli anni. Per molti cittadini, in altri termini, il lockdown è stata l’occasione di fare più attenzione alla propria alimentazione e alla propria salute, ma con significative differenze generazionali.