L’Italia parte in vantaggio, rispetto agli altri paesi dell’Unione, nella sfida lanciata dalla Commissione europea per incrementare la produzione di prodotti biologici nel vecchio continente. Con il 16% di superfici già coltivate a biologico, il doppio rispetto alla media europea, il nostro Paese deve comunque raggiungere gli altri obiettivi fissati dal piano: ridurre del 50% l’uso dei pesticidi, della stessa quota quello degli antibiotici e del 20% quelli fertilizzanti chimici.
«Tutto questo significa mettere l’agricoltura biologica al centro di un più vasto programma di conversione in termini ecosostenibili dell’agricoltura europea- spiega la presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini – perché è ovvio che il 25% di coltivazioni totalmente biologiche dell’obiettivo non bastano per dimezzare l’uso di pesticidi e fertilizzanti: si tratta di rendere più sostenibile anche l’agricoltura tradizionale».
Le imprese dell’agricoltura biologica – secondo l’ultimo rapporto “Bio in cifre 2020” prodotto da ministero delle Politiche agricole, Ismea (il centro studi del ministero sul mercato agricolo) e Sinab (il sistema informativo dell’agricoltura biologica) sono in buona salute. Sono circa 80 mila, concentrate in Sicilia, Puglia, Calabria, Emilia Romagna e Toscana. Sono aziende guidate da imprenditori giovani, la cui età media è più bassa del totale di sistema.
E sono aziende più grandi, con una superficie che è quasi il triplo della media nazionale.