A conferma dei benefici del latte e dei suoi derivati nell’anziano, è stato recentemente pubblicato un approfondito studio condotto su oltre 7.000 australiani (di 86 anni di età media), ricoverati nelle case di riposo, che ha dimostrato che coloro che consumavano la quantità raccomandata di latticini hanno dimezzato le possibilità di fratture della testa del femore in pochi mesi (entro i primi 5) e di diminuire (11%) le cadute nel giro di due mesi dall’inizio della sperimentazione. Il rischio di fratture generale era complessivamente stato ridotto di un terzo (33%). Com’è noto, la diminuzione della produzione di vitamina D per difetti di sintesi e di esposizione alla luce diretta del sole nell’anziano gioca certamente un ruolo nell’emergere di problematiche come patologie osteoarticolari, fratture ossee e cadute. Tuttavia, vi sono crescenti evidenze che dimostrano come la dieta e lo stile di vita complessivo nei primi anni di vita possa influenzare sostanzialmente il rischio di frattura in età avanzata, tanto che l’osteoporosi è stata definita «una malattia pediatrica che si manifesta nell’anziano». Un adeguato consumo di latte e derivati in età evolutiva è estremamente importante per la crescita dell’osso sia per lunghezza che per densità, ma non era altrettanto chiaro se il consumo di prodotti lattiero caseari in età adulta e in età avanzata fosse altrettanto importante. Lo studio australiano ne conferma, per certi aspetti, un altro condotto in Canada, che considerava anche gli aspetti cognitivi: ci sono sempre maggiori evidenze che un semplice intervento nutrizionale, tra l’altro con prodotti accessibili e graditi al consumatore, possa comportare una serie di benefici per la salute dell’anziano che spaziano dalla prevenzione del diabete di tipo 2, all’ipertensione arteriosa, dalle malattie cardiovascolari alla fragilità dell’osso.