Lavoro di squadra per il territorio

Con la sua tappa, Bra ha rappresentato la provincia Granda nell'ultimo Giro d'Italia

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BRA - Reduce dalla grande festa per il passaggio del Giro d’Italia, con la tappa Bra-Rivoli, il sindaco di Bra Giovanni Fogliato ci racconta come è stato riabbracciare la carovana rosa lo scorso 18 maggio, dopo 24 anni di assenza, e con l’orgoglio di ospitare l’unica tappa in provincia Granda.

Ma non solo, Bra, equidistante da Torino e Cuneo, nel territorio del Roero e alle porte delle Langhe, ha tanto da raccontare.

Una suggestiva veduta della città di Bra in occasione del Giro d’Italia

Come avete vissuto l’accoglienza del Giro d’Italia?

«Prima di tutto c’è da dire che fortunatamente abbiamo avuto una pausa dal maltempo. È stata una giornata fantastica per la città, i braidesi sono stati eccezionali partecipando agli eventi di avvicinamento alla tappa, ben sapendo che ci sarebbero stati inevitabili disagi alla viabilità, oltre alla chiusura delle scuole.

Ci tengo a ringraziare tutti coloro, e sono tanti, che hanno lavorato per la realizzazione di questa fantastica giornata.

Si è vissuto un momento forte di festa e di addobbo, con i tantissimi negozianti che hanno lavorato con fantasia per fare bella la città.

Il Giro d’Italia è la manifestazione per eccellenza che ti passa davanti a casa e appassiona un pubblico di adulti e bambini. Sta a noi adesso impegnarci per il futuro perché quello che c’è stato non finisca con la tappa.

Occasioni di attenzione al territorio come questa rappresentano un bell’investimento in chiave turistica e poi naturalmente resta anche l’attenzione alla mobilità sostenibile e all’ambiente, con la scelta di preferire la bicicletta ogni volta che è possibile. Vorrei ancora ricordare che non è mancato il nostro pensiero ai territori colpiti dall’alluvione in Emilia-Romagna, rimarcando che il volontariato locale è stato presente, come sempre, per portare aiuto».

Venendo alle caratteristiche della città non possiamo non iniziare dai prodotti tipici. Bra ne vanta ben tre, accanto alla tradizione degli orti.

«Esatto. Oltre ai “prodotti degli orti” abbiamo la Salsiccia di Bra che ci ha fatto conoscere ben oltre i nostri confini. Una bolla dei Savoia autorizzava la produzione della salsiccia con carne di vitello in modo che la comunità potesse cibarsi di questa prelibatezza. È sufficiente quindi volgere un occhio alla storia per rendersi conto del pedigree che vanta questa eccellenza braidese. Poi abbiamo il formaggio: al di là del Bra tenero o duro in base alla stagionatura, mi riferisco a un enorme lavoro d’insieme portato avanti grazie a Slow Food che nella lungimiranza di Carlin Petrini ha puntato sulla valorizzazione delle produzioni tipiche ma anche sull’importanza di come ci accostiamo alla tavola. Tutto questo ci ha condotto all’evento Cheese di risonanza internazionale. L’edizione 2021 mi ha colpito tantissimo perché pur nel rispetto delle regole Covid si è avuta una grande partecipazione.

Non dimentichiamo il Pane di Bra e mi permetto di dire che la sintesi di tutto questo è la nostra mensa scolastica. Siamo ancora uno dei pochi Comuni che gestisce in proprio la mensa per gli studenti dall’asilo alle medie con qualcosa come 1.800 pasti giornalieri e prodotti a chilometro zero.

 Una mensa che si presenta come il più grande ristorante cittadino, partecipe anche agli avvenimenti importanti. L’uso dei prodotti locali e di stagione ha inoltre un valore educativo».

Quanto conta la presenza del volontariato e dei giovani nelle manifestazioni cittadine?

«Qualsiasi evento, compresa la tappa del Giro, senza i volontari non si realizza. Tutto si fa grazie alle associazioni e al senso civico presente qui in città. Inoltre, se guardiamo più attentamente il mondo giovanile, ci accorgiamo che c’è sì un volontariato ma anche una spinta imprenditoriale. Capita che dei giovani vengano a propormi iniziative che hanno una ricaduta sulla città e con le quali investono professionalmente».

Bra non ha solo una vocazione agricola poiché vanta anche delle realtà industriali interessanti.

«Ospitiamo sul nostro territorio imprese molto importanti che hanno valenza estera o che sono in espansione. Realtà che hanno fatto sentire la loro presenza alla città anche nei periodi di crisi economica o legata al Covid. C’è anche un bel tessuto di artigianato e commercio. Ho tenuto per me la delega alle Attività produttive perché ritengo fondamentale, per chi amministra, confrontarsi periodicamente con il settore economico della città, direttamente o tramite le associazioni di categoria, che ringrazio.

Anche se con un bilancio sobrio, il nostro Comune destina aiuti in tale direzione, ragionando con le associazioni di categoria e sindacali.

Il nostro impegno di coesione sociale si realizza comunicando costantemente con il territorio, a volte andando anche oltre ai propri compiti istituzionali».

Come vivete la vicinanza con Alba? È un vantaggio o a volte vi fa… ombra?

«È un vantaggio e lo dico con profonda convinzione. Bisogna saper fare squadra e ragionare come territorio.

Gli amministratori guardano oltre il singolo Comune per lavorare insieme sui grandi temi come i trasporti, l’ospedale, il tribunale, il distretto del commercio e del cibo. Sicuramente la collaborazione è attiva con Alba ma non solo, penso anche al Roero, alla bella realtà della Langa, al Monferrato, al turismo dell’Atl, insomma, tutti attori che devono operare insieme se vogliono raggiungere i migliori risultati.

In questo come sindaci crediamo molto, basti pensare che abbiamo lanciato la candidatura Alba Bra Langhe e Roero alla Capitale italiana della cultura 2026. Un progetto ambizioso che si può vivere soltanto come squadra».