Le mele, le pere, il riso e le carni bovine sono le prime produzioni italiane che non riescono più ad arrivare in Cina per l’allarme coronavirus. Le frontiere sono state chiuse a molti prodotti del Made in Italy perchè sono nati ostacoli per motivi sanitari e vengono chieste assicurazioni sull’assenza di patogeni (insetti o malattie) non presenti sul proprio territorio con estenuanti negoziati e dossier che durano anni e che affrontano un prodotto alla volta.
A dirlo Coldiretti, spiegando che ad oggi l’Italia può esportare in Cina solo kiwi e agrumi mentre rimangono bloccate le pere, oggetto di uno specifico negoziato solo al termine del quale si inizierà a discutere della possibile apertura alle mele.
«Questi rallentamenti dovuti all’emergenza sanitaria non favoriscono l’export del Made in Piemonte, in particolare del vino per cui proprio dal mercato orientale stavano arrivando segnali positivi con una crescita negli ultimi anni del 75% in Cina e del 15% in Giappone – spiega Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte -. L’emergenza coronavirus sugli scambi internazionali non deve fermare il lavoro sui protocolli per l’esportazione di prodotti piemontesi in Cina che deve essere, al contrario, velocizzato ed esteso. In particolare sulla frutta fresca, come mele e pere, siamo in attesa già di conoscere il verdetto del negoziato che è in atto da tempo. Occorre un’iniziativa dell’Unione Europea per fare in modo che l’autorizzazione all’ingresso in Cina ottenuta per un prodotto da un Paese membro dell’Unione valga per tutti i componenti». Il paradosso di tutta questa vicenda è che, mentre i prodotti italiani sono bloccati, la Cina può esportare pere e mele nel Belpaese dove si è verificata una vera invasione di pericolosi insetti alieni dannosi alle coltivazioni arrivati, più o meno direttamente, dal gigante asiatico.