Il Regno Unito detiene uno dei tassi di obesità infantile più alti d’Europa: tra il 2006 e il 2020, il numero di bambini con meno di sei anni obesi è passato dal 31,7% al 40,9%. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione, evidenziando come le condizioni socioeconomiche possano influenzare profondamente la salute dei più giovani.
Gateshead, una delle aree più povere del Paese, rappresenta un esempio emblematico di questo problema, con tassi di obesità che superano ampiamente la media nazionale. Per affrontare questa emergenza, il consiglio comunale di Gateshead introdusse nel 2015 una norma che vietò l’apertura di nuovi fast food in sostituzione di negozi commerciali chiusi. L’obiettivo era ridurre progressivamente il numero totale di rivendite di cibo malsano, contribuendo a frenare il tasso di obesità tra i bambini di età compresa tra i 10 e gli 11 anni. L’ambizioso traguardo, fissato al 10% entro il 2025, partiva da un valore iniziale del 23%.
Uno studio condotto dall’Università di Lancaster ha analizzato l’impatto di questa politica, confrontando i dati sulla presenza di rivendite di cibo e sui tassi di obesità infantile a Gateshead tra il 2012 e il 2020 con quelli di altre zone del nord-est del Regno Unito, dove non sono state introdotte restrizioni simili.
I risultati hanno mostrato una riduzione del 4,8% dei tassi di obesità infantile a Gateshead rispetto ad aree con caratteristiche socioeconomiche analoghe. Sebbene questa diminuzione non emerga rispetto alla media nazionale, rappresenta comunque un segnale positivo per le zone più colpite dall’obesità.