Qualcosa di buono, a quanto pare, quest’epidemia l’ha portato. Secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher, lo spreco di cibo nelle case degli italiani è diminuito del 25%, complice anche la prolificazione di App e strumenti tecnologici che consentono di dare nuova vita ai piatti che altrimenti sarebbero buttati nel cestino.
Ad esempio, durante il lockdown è esplosa l’adesione all’applicazione “Too Good to Go” (“troppo buono per esser buttato”), che in Europa conta 20 milioni di utenti (circa un milione in Italia), 4.000 negozi registrati in 26 città del Paese. Un’applicazione che permette a bar, ristoranti e forni di mettere in vendita delle box a prezzi ribassati con dei prodotti freschi prossimi alla scadenza.
Durante il lockdown, quest’opzione è stata estesa anche alle aziende alimentari, che hanno così potuto “smaltire” prodotti – specialmente destinati al settore della ristorazione, fermo per colpa della pandemia –, evitando sprechi. Tante sono le App nate contro lo spreco, alcune tutte italiane, come LastMinute sotto casa, che segnala i prodotti dei negozi di quartiere in scadenza o Bring the food, che si rivolge ai centri commerciali e negozi aiutandoli a mettere a disposizione alimenti in scadenza per mense, centro d’assistenza e onlus.