A sperare di vincere il Nobel per la Pace erano in molti, compresi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’attivista climatica Greta Thumberg e il dissidente russo Alexei Navalny.
Ma il Comitato ha sparigliato le carte, assegnandolo al World Food Programme (Programma mondiale per la Fame, WPF) l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare, nonché la più grande organizzazione umanitaria del mondo.
«Per i suoi sforzi per combattere la fame, usata come arma di guerra, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto. Il WPF ha dimostrato una straordinaria capacità di moltiplicare i propri sforzi per soccorrere popolazioni stremate dai conflitti e dalla pandemia di Coronavirus», le motivazioni.