Per ridurre le dipendenze dall’estero

Allo studio nuovi modelli di approvvigionamento delle materie

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Anche se la bilancia commerciale agricola europea è positiva, con l’Unione Europea grande produttore mondiale di materie prime, il Vecchio Continente è dipendente dalle importazioni per alcuni prodotti chiave nel processo produttivo alimentare: a evidenziare questa dipendenza sono state la guerra in Ucraina e le limitazioni dovute alla pandemia globale, che hanno inciso tanto sui prezzi delle materie quanto sulla logistica per l’approvvigionamento.

Per tale ragione, il Parlamento Europeo ha commissionato uno studio completo sulla dipendenza del sistema alimentare dell’Unione Europea dai fattori produttivi e dalle loro fonti, sottolineando la necessità di rafforzare la propria sicurezza alimentare e diversificare l’approvvigionamento di prodotti critici, come fertilizzanti, mangimi per animali e materie prime. Stando al rapporto, l’agricoltura dell’Unione Europea dipende per il 7,7% da fattori di produzione importanti, con una dipendenza dalle importazioni di prodotti necessari al processo produttivo che vanno dall’11 al 66% a seconda delle produzioni.

Se la concentrazione geografica dei paesi da cui si importano materie prime è relativamente bassa a livello aggregato (i primi 4 fornitori non superano il 40% delle importazioni), in alcuni settori la dipendenza geografica è molto alta: per soia, fosfati e potassio la quota di mercato dei due principali fornitori raggiunge l’85%.

Tra i suggerimenti che i ricercatori hanno fornito al Parlamento Europeo ci sono la promozione di accordi commerciali con partener diversificati, la costituzione di scorte strategiche per affrontare l’instabilità del mercato, completare i corridoi della rete trans-europea, ridurre la dipendenza dagli input attraverso la produzione interna, la ricerca e l’innovazione, utilizzare gli strumenti della Pac per aumentare l’autosufficienza (cioè sostenere pratiche a basso rendimento, ma necessarie per l’autonomia alimentare).