Più metano, colpa del caldo

L'aumento di emissioni non dipende dall'uomo

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È illuminante l’articolo, pubblicato da George Allen su Nature (la più prestigiosa rivista scientifica al mondo), che analizza le cause dell’aumento di metano in atmosfera durante il 2020, anno del lockdown generalizzato a causa della pandemia. Un dato che a una prima lettura sembra sorprendente, dal momento che in quell’anno le attività umane si sono sensibilmente ridotte. Il metano è un potente gas a effetto serra, responsabile di circa un quinto del surriscaldamento del pianeta. Le maggiori fonti di emissione sono le zone umide e quelle d’acqua dolce, l’agricoltura, l’estrazione dei combustibili fossili, le discariche, i rifiuti e gli incendi. Dalle fonti consultate, nel 2020 c’è stata solamente una leggerissima riduzione dell’emissione di metano di origine antropogenica, ossia di quello associato ai combustibili fossili, l’agricoltura, le discariche e i rifiuti, mentre sono aumentate drasticamente quelle provenienti dalle zone umide, soprattutto artiche, a causa del clima insolitamente caldo.

In altri termini, secondo l’autore, alla base dell’aumento dei gas serra c’è il cambiamento climatico in corso: un processo che sembra irreversibile anche con interventi di “arginatura” da parte dell’uomo.