Quelle radici ancorate alla terra

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RACCONIGI

Sono radici profonde quelle che legano la famiglia Osella a questa terra sul confine.

Oltre un secolo di fedeltà a una località “contesa” tra tre comuni, dove basta spostarsi di qualche metro, attraversare una bealera o oltrepassare un ponte per trovarsi a Racconigi, a Carmagnola oppure a Caramagna.

Solo trecento metri separano il casolare dove nonno Domenico trascorse la sua infanzia agli inizi del Novecento dalla cascina dove oggi le nuove generazioni mandano avanti l’attività di famiglia.

LE RADICI

Classe 1897, Domenico era abituato ai lavori di fatica e in quella cascina, presa in affitto insieme alla famiglia del fratello Michele, non si tirava certamente indietro.

Nulla poteva spaventarlo dopo aver visto sul fronte orientale gli orrori della Prima Guerra Mondiale, aver combattuto in trincea ed essere riuscito a tornare – con il titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto – nella terra che tanto amava.

Fu proprio qui che con la moglie Eleonora Tropini decise di creare una famiglia numerosa, dando  alla luce sette figli: il primogenito Francesco (1925), poi Spirito, Michele (1928), le gemelle Lucia e Antonina, Antonio e Bernardino (1934).

Tante bocche da sfamare, ma anche tante braccia di supporto al lavoro nei campi e alla cura degli animali nella stalla.

Tutto si faceva a mano, dal taglio dell’erba alla mungitura delle vacche piemontesi (una ventina in tutto), che rappresentavano l’unica fonte di sostentamento in un momento in cui sull’Italia incombeva l’ombra del fascismo.

Fortunatamente, al secondo conflitto mondiale nessuno dei ragazzi fu chiamato a partecipare attivamente.

Non erano rari i casi in cui – soprattutto dopo l’8 settembre – squadre di militari tedeschi setacciassero le campagne alla ricerca di fuggiaschi e giovani prigionieri da incarcerare: Francesco e i suoi fratelli avevano elaborato un arguto piano per sfuggire, studiando ogni nascondiglio possibile nelle vicinanze, così da restare al sicuro e – allo stesso tempo – tenere sott’occhio la cascina da eventuali saccheggiamenti.

I FRATELLI

L’Italia del dopoguerra è tutta da ricostruire. Così com’è da scrivere la storia di ognuno dei sette fratelli. I due più vecchi (Francesco e Spirito) decisero di tentare fortuna assieme affittando una cascina a San Benigno Canavese, le sorelle si sposarono lasciando la casa paterna, mentre a Oia rimasero Michele con i fratelli più giovani (Antonio e Bernardino).

Purtroppo la fortuna non sorrise ai due fratelli nel canavese (complici tre stagioni consecutive di grandinate, che danneggiarono pesantemente i raccolti), che decisero di prendere strade separate: qualcuno ascoltò il richiamo sempre più forte della fabbrica, qualcun altro tentò ancora d’inseguire il suo amore per la terra spostandosi a Chivasso.

TUTTO A OIA

Michele restò fedele a Oia.

Qui c’erano le sue radici, c’era il suo futuro. Anche l’amore arrivò a Oia, da non molto lontano.

A Scarnafigi conobbe Maria Mattio, classe 1935. Ne rimase subito folgorato, s’innamorò e le chiese di condividere il resto della strada che gli restava da percorrere su questa terra insieme.

Così, nel 1956, mentre l’Italia conosceva gli anni del boom, Michele si sposò con Maria, dando vita alla sua famiglia: sei anni più tardi nacque Domenico (1961), poi Eleonora (1965) e successivamente Dario (1973).

Cresceva la famiglia e crescevano le esigenze di spazio per un’azienda agricola che intrecciò fin da subito il suo destino con quello del caseificio Biraghi di Cavallermaggiore, cui era consegnato tutto il latte munto in stalla.

LA NUOVA CASCINA

Impossibilitato ad ampliarsi all’interno della cascina gestita in affitto (che il padrone si rifiutava di vendere), nel 1980 Michele decise di ripartire da zero: in un terreno di proprietà poco distante, a qualche centinaio di metri dalla vecchia azienda agricola, costruì una nuova stalla per una settantina di animali (la maggior parte di razza piemontese), con una piccola casa accanto.

Qui, negli anni, s’intensificò l’attività di allevamento di vacche da latte, con una trasformazione totale della mandria nel 1988 – in seguito a un risanamento aziendale. Nel frattempo, la figlia Eleonora si sposò con Renzo Chiapello (1987) lasciando la casa del padre, mentre qualche anno più tardi fu Domenico a metter su famiglia: nel 1990 il matrimonio con Carla Bertone di Scalenghe, che nel 1997 diventò mamma di Elena.

È proprio lei che, insieme al papà e allo zio Dario, oggi gestisce l’azienda di famiglia, che conta un centinaio di animali e un’ottantina di giornate di terreno.

Un’attività completamente familiare, che dal 2015 può contare su una nuova sala mungitura e che mantiene viva una tradizione secolare in quel fazzoletto di terra che si chiama Oia.