Savigliano, città della meccanizzazione

Nella città nel cuore della Granda convivono la vocazione industriale e quella agricola

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SAVIGLIANO - Savigliano sta per ospitare la più prestigiosa rassegna dedicata alla meccanizzazione agricola del Nord-Ovest d’Italia. Un appuntamento cresciuto negli anni, divenuto punto di riferimento per gli operatori, oltre che meta imperdibile per semplici visitatori e appassionati. Una manifestazione di rilevanza nazionale che porta lontano il nome di una città che riserva anche altre sorprese, con i suoi prodotti d’eccellenza e i musei di nicchia. A raccontarcelo è il sindaco Antonello Portera.

Che cosa rappresenta la Fiera della Meccanizzazione Agricola, oggi quarantenne e ribattezzata Mag, per il territorio?

«Savigliano è molto orgogliosa di questa fiera che ha già raggiunto livelli davvero elevati di qualità e notorietà. È un evento che avvolge un’intera città perché a margine ci sono anche delle altre iniziative che permettono un coinvolgimento totale. La Meccanizzazione è legata alla naturale vocazione del nostro territorio, l’agricoltura, che fortunatamente a Savigliano rappresenta tuttora una ricchezza, sia in termini di prodotto che di aziende, ponendosi come forza trainante per l’economia. La fiera richiama espositori da lontano e tantissimi visitatori. Oggi compie quarant’anni: è cresciuta insieme alla meccanizzazione, presentandosi all’altezza della più rinnovata tecnologia».

Questo ci collega ai prodotti principe di Savigliano, che sono il pane e la bistecca Madama La Piemonteisa. A che punto è la loro valorizzazione?

«Possiamo sentirci in diritto di avvalerci dell’appellativo di “Città del Pane”, in quanto prodotto che ci caratterizza. Il percorso di promozione, bruscamente interrotto dal Covid, presenta ulteriori spazi di miglioramento affinché la qualità del pane saviglianese possa avere il riconoscimento che merita. Sulla Madama stiamo facendo dei ragionamenti, anche in questo caso, per una formula nuova che dia il giusto impulso al prodotto».

Recentemente a Lagnasco avete approvato la nascita del nuovo Distretto della Frutta, quali ripercussioni pensa che potrà avere la nuova realtà sulla produzione locale?

«La costituzione di questo Distretto consente un ulteriore sviluppo del settore e noi come Amministrazione vogliamo essere pronti e disponibili ad accogliere, valorizzare e rafforzare ogni iniziativa che possa portare lavoro o concentrare su Savigliano delle forze economiche che abbiano una ricaduta positiva».

Savigliano non è solo agricola. Con gli stabilimenti Alstom e Saint Gobain dimostra di aver saputo dare il giusto spazio anche al comparto industriale.

«Sì, e non dimentichiamo che ci sono anche altre realtà meno grandi ma comunque significative. Ci terrei a rimarcare inoltre l’importanza dello stesso ospedale, che dà lavoro a moltissime persone e che dobbiamo rafforzare in questo periodo transitorio, fino alla realizzazione del nuovo ospedale di territorio che sarà un cuore pulsante economico per la nostra città».

Che cosa risponde a chi oggi solleva il problema dell’eccessivo consumo di suolo, anche in relazione alla costruzione del nuovo ospedale di territorio nel Comune di Savigliano, sulla strada verso Saluzzo?

«Com’è noto, eravamo giunti a tre possibili siti dove costruire il nuovo ospedale del quadrante nord ovest della provincia di Cuneo: vicino al Santissima Annunziata, accanto alla rotonda per Saluzzo e dalla Panna Elena. La Regione inoltre aveva preso in considerazione un’area presso la Saint Gobain. Il terreno presso la rotonda è agricolo anche dal punto di vista formale, l’altro (dalla Panna Elena) era già pronto, per questo rappresentava una soluzione più gradita alla Regione, che aveva invece scartato del tutto l’ipotesi vicino al vecchio ospedale. La mia preoccupazione era di non perdere quel treno che avrebbe permesso di costruire proprio a Savigliano l’ospedale “di territorio”.

Se ci fossimo messi di traverso, le alternative sarebbero state realisticamente due: un altro comune avrebbe offerto un proprio sito; oppure se fosse passato troppo tempo, con l’arrivo di una nuova Amministrazione regionale, magari con un peso “cuneese” inferiore, avremmo potuto sentirci dire che i tre ospedali di Cuneo, Mondovì e Verduno per la provincia Granda erano più che sufficienti.

Di fronte a simili scenari, pur essendo personalmente per il contenimento del consumo di suolo, ho pensato che non fosse il caso di bloccare il progetto, del resto stiamo parlando di un ospedale, ho certamente maggiori perplessità su altri tipi di opere.

Quanto si presenta attrattiva la città per l’arrivo di nuovi abitanti?

«Savigliano è un luogo comodo, con tanti servizi, altamente vivibile. Ci sono occasioni culturali, possibilità sportive per tutte le età, ovviamente la stazione, pur con le problematiche note, l’ospedale, possibilità di lavoro che costituiscono un richiamo importante. Lavoriamo perché tutto questo aiuti a tonificare anche il commercio di vicinato e l’artigianato locale, a cui teniamo particolarmente.

Vogliamo che ci siano aperture e maggiore vivacità. Credo anche che la città non dovrebbe estendersi ulteriormente, secondo me ad oggi è già completa e un ulteriore incremento della popolazione può trovare adeguata accoglienza con una buona riqualificazione dell’esistente».

La città è anche meta turistica. Quali sono le principali attrazioni?

«Abbiamo tre musei di nicchia, ciascuno con la propria peculiarità. Il Museo Ferroviario, il Muses delle Essenze e la Gipsoteca, con i calchi in gesso di numerosi monumenti sparsi per l’Italia tra i quali spicca quello di 13 metri del fregio monumentale posto nella Camera dei Deputati.

Aggiungiamo almeno due palazzi storici di notevole qualità, il Taffini e il Cravetta, due chiostri, una piazza, la torre, il teatro e anche alcune chiese e chicche che abbiamo anche nelle nostre frazioni. Savigliano merita senza dubbio una particolare attenzione dal punto di vista del turismo».