È stata depositata una proposta di legge al Parlamento italiano per regolamentare il fenomeno del “meat sounding”, sulla denominazione di prodotti di origine vegetale, con l’obiettivo di tutelare le produzioni zootecniche da coloro che vogliono offrire alternative di consumo, sfruttando i nomi normalmente riferiti a carne e prodotti a base di carne e la loro notorietà. Il disegno di legge propone di vietare l’uso di denominazioni legali riferite alla carne, a una produzione a base di carne o a prodotti ottenuti in prevalenza da carne; riferimenti a specie animali o a gruppi di specie animali o a una morfologia o a un’anatomia animale; terminologie specifiche della macelleria, della salumeria o della pescheria.
Sotto il nome di “meat sounding” ricadono tutti quei casi in cui il nome di un prodotto, tipicamente e tradizionalmente a base di carne, viene utilizzato su prodotti che non contengono carne, ma che sono ottenuti a partire da ingredienti vegetali. Inizialmente nato con i prodotti a base di soia, negli ultimi anni questo fenomeno si è diffuso ampiamente e rapidamente, interessando tutta una serie di prodotti a base vegetale che hanno un processo produttivo, un profilo nutrizionale e degli ingredienti che nulla hanno a che fare con gli originali da cui copiano il nome.
«Si tratta di prodotti assolutamente legittimi ma che altrettanto legittimamente dovrebbero usare nomi distinti da quelli carnei: i prodotti a base di carne racchiudono un insieme di competenze umane, profili nutrizionali e valori culturali profondamente differenti rispetto alle imitazioni vegetali», dice Ruggero Lenti, presidente di Assica (Associazione Industriali della Carne e dei Salumi).