Un progetto pilota per migliorare le performance ambientali e ridurre l’impatto nel ciclo di produzione di foraggi destinato all’alimentazione animale.
È quello che Inalca, primo produttore italiano nel settore delle carni, ha portato avanti insieme all’Università di Milano e Corteva Agriscience valutando l’impatto di pratiche agronomiche innovative con l’obiettivo di ridurre le emissioni, migliorare la produttività delle colture, ottimizzare l’uso di fertilizzanti e incrementare lo stoccaggio del carbonio.
Un progetto sperimentale durato due anni, che ha principalmente riguardato la gestione dei fertilizzanti a base azotata, sostituendoli (ove possibile) con reflui zootecnici o digestati, prodotti dalle stesse aziende con il supporto di tecnologie innovative (come gli stabilizzatori di azoto). Sono stati analizzati i dati relativi alla produzione (resa e qualità) e la quantità di emissioni di anidride carbonica, in meda ridotta del 19% rispetto alle pratiche tradizionali per tutti e tre i foraggi considerati (silomais, pastone e grano foraggero). Uno studio che ha dimostrato come sostenibilità e produttività non siano incompatibili, ma piuttosto convergenti.